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Ma Andrea Sperelli era calmo, quasi allegro.

Il sentimento della sua superiorità su l’avversario l’assicurava; inoltre, quella tendenza cavalleresca alle avventure perigliose, ereditata dal padre byroneggiante, gli faceva vedere il suo caso in una luce di gloria; e tutta la nativa generosità del suo sangue giovenile risvegliavasi, d’innanzi al rischio. Donna Ippolita Albónico, d’un tratto, gli si levava in cima dell’anima, piú desiderabile e piú bella.

Egli andò incontro al suo cavallo, con il cuor palpitante, come incontro a un amico che gli portasse l’annunzio aspettato d’una fortuna. Gli palpò il muso, con dolcezza; e l’occhio dell’animale, quell’occhio ove brillava tutta la nobiltà della razza per una inestinguibile fiamma, l’inebriò come lo sguardo magnetico di una donna.

Mallecho, ― mormorava, palpandolo ― è una gran giornata! Dobbiamo vincere.

Il suo trainer, un omuncolo rossiccio, figgendo le pupille acute su gli altri cavalli che passavano portati a mano dai palafrenieri, disse, con la voce roca:

No doubt.

Miching Mallecho esq. era un magnifico bajo, proveniente dalle scuderie del barone di Soubeyran. Univa alla slanciata eleganza delle forme una potenza di reni straordinaria. Dal pelo lucido e fino, di sotto a cui apparivano gli intichi delle vene sul petto e su le cosce, pareva esalare quasi un fuoco vaporoso, tanto era l’ardore della sua vitalità. Fortissimo nel salto, aveva portato assai spesso nelle cacce il suo