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meraviglia gli additò senza potere articolare parola, il quadro incominciato. — Oh bravo! un soggetto patrio, una bella pagina di storia italiana — , gridò il Conte appena vi ebbe fissato lo sguardo; e volgendosi all’artista, e con lodi animandolo a finire il lavoro, gli manifestò il desiderio d’acquistarlo. Giacomo restò muto e commosso. - Eccovi intanto, o buon giovane, continuava il Conte, una parte del denaro acciocché possiate senza troppa vostra spesa continuare il lavoro; finito ch’ei sia, io vi sborserò ben volentieri il restante del prezzo. — Oh mio benefattore! esclamò con islancio di gratitudine il giovine artista. Voi non sapete quanto bene mi facciate in questo momento! Voi non sapete che compite adesso la più bella, la più santa delle opere. Sì, uomo generoso; io accetto con riconoscenza l’ajuto che voi volete accordarmi, e serberò indelebile nel cuore la ricordanza della vostra bontà. Che Dio vi benedica, come vi benedice ora un’intera famiglia. E afferrò la mano del Conte, e baciandola ripetutamente la bagnò del suo pianto. Questi intenerito al pari di lui, gli stese le braccia, e Giacomo vi si gettò con tutta l’effusione del più sincero affetto. — Giacomo, disse il Conte, quest’istante mi compensa di tanti affanni! Io era felice; io aveva un figliuolo giovane, bello, pieno di vita e di speranze. Iddio me lo tolse quando più gaja gli sorrideva la giovinezza, e la sua povera madre lo seguì nel sepolcro. Io vissi, mio malgrado; io vissi, ed allora detestai l’esistenza. Ora vedo che i giudizi di Dio sono imprescrutabili, e lo ringrazio d’avermi conservato per potervi giovare. Ieri per la prima volta vi vidi dal mio giardino: voi eravate a quella finestra, e sembravate oppresso dalla più profonda malinconia. I vostri lineamenti delicati molto mi ricordarono il mio figliuolo perduto. Questa somiglianza coll’oggelto più caro ch’io abbia avuto sulla