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grottesco, quel palcoscenico da cui ci si affaccia contemporaneamente sulle folle della città più lontane, e dal quale una bella donna suscita un genere di curiosità molto simile a quella suscitata dai pesci di un acquario, una specie di gloria effimera in cui l'arte entra forse per un quinto, l'affascinava potentemente.

Durante il tragitto ebbe gli occhi fissi sul ricordo di ciò che aveva veduto, e per un momento le parve che non esistesse altro che quel sogno di celebrità.

Ma, rientrata nel suo appartamento, udito dalla cameriera che la posta non aveva recato nulla, il suo corruccio tornò ad opprimerla. Il pensiero dell'amante lontano che non le mandava nè pure una parola d'affetto, esasperava il suo orgoglio e colpiva crudelmente la sua tenerezza.

Sentì il bisogno di entrare nello studio di Franco, per venire a contatto con qualcosa di suo. Sulla scrivania c'erano molte carte ammucchiate in disordine, lasciate così nella fretta della partenza. Cosa insolita, perché Franco era ordinatissimo.

Si avvicinò, incominciò a farle passare, ad ordinarle. Dal mucchio spuntò una busta grande, color grigio-ferro, su cui il nome di Franco era scritto a grandi caratteri eleganti,