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Glorietta era pallida come una martire che stia per staccarsi dalla vita dei sensi: Maura aveva il pallore caldo, olivastro, delle meridionali appassionate.

Glorietta aveva degli occhi scavati dal pensiero e illuminati dalla bontà: negli occhi di Maura scintillavano tutte le perfidie e i contorcimenti di un essere sensualissimo.

La gola di Glorietta era sottile e lunga, e reggeva a fatica una testa espressiva e dolorosa: Maura aveva un collo solido, ben disegnato su due spalle da baccante, e calamitato.

Le vesti di Glorietta erano sete e veli vaporosi, chiare diafane: quelle di Maura, erano di crespi ricchi di charmeuse, maroquins e velluto, a colori fondi e cangianti.

Glorietta camminava con un passo un po' stanco e oscillante, come chi esca appena da una lotta sostenuta in un'atmosfera di nebbia e di paura: Maura aveva il passo ritmico e sereno delle danzatrici, e intorno a quel passo armonioso sciamavano stormi di brividi e di desideri.

Il sorriso timido, non del tutto fiorito, della vergine diceva «Rinuncia: non ti macchiare!» — quello trionfale della cortigiana gridava «Prendi tutto: non indugiare!»

L'una era la purità, inondata di dolcezza, la calma che vuol vincere la tempesta, il ri-