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rine e palpitanti. Glorietta carezzò carezzò carezzò quei capelli neri e ricciuti.

La sera li avviluppava in un abbraccio violento e soffocante. Franco passò a poco a poco le sue braccia attorno alla vita di Glorietta, e la sentì vibrare elasticamente. Glorietta, scese a carezzare la nuca e il collo di Franco, e ne ebbe un brivido travolgente.

Le parole a poco a poco si spensero. I gesti si moltiplicarono.

Il firmamento acceso di curiosità, si chinò sensualmente verso questa terrazza, e rimase qualche istante appoggiato alle gronde delle case, soffitto di splendori silenziosi sopra un'alcova di profumi schiamazzanti.

La terrazza fiorita rimase sepolta in una sinfonia di bianco e nero, come un'acquaforte misteriosa.

In quel groviglio di rampicanti e di oleandri, in quella specie di alcova-giardino, nella quale si concentravano e si concretavano tutti i profumi, i sogni e i desideri della sera, Franco avvolse la sua divina donna nel profumo, nel sogno e nel desiderio del suo amore martirizzato da tanta attesa, e la fece sua con tutta l'energia, con tutta la febbre, con tutta l'intensità di uno schietto temperamento maschile, che l'esperienza e il dolore, la morte e il pericolo avevano svi-