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agitarsi vertiginoso, il suo parlare, il suo escogitare, il suo elettrizzarsi violento, hanno qualcosa di automatico e di febbrile. Si direbbe che ella non può fare a meno dell'esteriorità a cui si concede totalmente per non lasciarsi assorbire da un'idea fissa che le scava nel cuore e nel cervello un solco di angoscia dolorosissima.

Si direbbe che la Natura abbia preso questa creatura fra le sue braccia, e la voglia trasfigurare a tutti i costi, contro la sua stessa volontà, per presentarla poi a colui che l'attende con infinito amore e dolore infinito, che nell'attesa giuoca temerariamente con la morte.

Quando la Natura prende fra le sue braccia un essere umano, anche la Morte s'inchina, e si ritira rispettosamente.

Glorietta non resiste ormai più alla materna violenza della sua fatale trasfigurazione. Tutto il vigore del sole e tutta la densa forza dell'aria marina, tutte le sensuali congiure dei giardini scoppianti di profumo, le invadevano lentamente, inesorabilmente l'organismo. Le sue spalle scarne e un po' abbandonate, si riempiono, si arrotondano, il suo collo sempre più scoperto, si va incurvandosi armoniosamente verso le spalle. Quando ella torna da una gita, ha il petto balzante, le guance colorate di vermiglio, gli occhi sfavil-