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teggiante il trincerone, sotto gli occhi del nemico che dopo aver sparato gli ultimi colpi, stava in ammirazione, tutto affacciato in piedi dalle sue posizioni, a 30 metri di distanza, un Eroe italiano che per tutta la giornata gli aveva conteso il possesso di quella posizione, ora lacero, ferito, contuso, a capo scoperto, allineava come in piazza d'armi il suo pugno d'uomini rimasti, e li passava in rassegna. Quando i tre sopraggiunti furono a un passo da lui, li squadrò ben bene e indicò loro la testa dell'allineamento, dove si collocarono.

Quando fu certo che non ce n'erano altri, quell'Uomo che in quella giornata di epopea aveva fatti più fitti i capelli grigi sulle tempie, postosi a cinque passi di distanza sul fronte della truppa, con tutta la sua voce gridò:

— Compagnia Baseggio, arditi della Morte, attenti!

Disposti su due righe, in linea di fronte, gli Arditi, ufficiali, sottufficiali e soldati, s'irrigidirono sulla posizione d'attenti. Non una voce da quelle labbra, non un soffio. Mai il silenzio in riga fu così ermetico, così rispettoso. Alto lo sguardo, diritto sulla persona avvolta di stracci, il Capitano guardò bene in faccia quel suo pugno d'eroi, poi ordinò ancora: