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zione sull'esito delle azioni più arrischiate. Qualche volta invece è costretto a frenarci nel nostro entusiasmo di Arditi insofferenti e spesso turbolenti, ma ci basta una sua occhiata e il suono della sua voce per renderci istantaneamente docili e obbedienti come agnellini, pronti a lanciarsi ad un suo cenno in qualunque inferno di morte. Bisogna riconoscere che il fascino del nostro Capo è grande, e per lui siam sempre disposti a dare la pellaccia, anche se qualche volta non rispettiamo troppo le forme della disciplina ufficiale. Ma che si può fare contro degli uomini che, se anche oggi catturano qualche gallina o si riforniscono di stoffe... per il dopoguerra in qualche Villa di signorazzo austriaco, o prosciugano qualche tinozza di vino disoccupato, domani vanno alla morte con la giocondità con cui si va a un appuntamento d'amore? Qualche volta abbiamo versato il nostro sangue per compiere opera di civiltà, come quella di uscire allo scoperto per trarre a salvamento le ricche masserizie di un grande Albergo di Roncegno e i preziosi cimeli artistici della Villa De Giovanni. Ma il prestigio del nostro Capo e della nostra Compagnia, si è talmente divulgato, che, quando si va all'assalto al grido di «Italia! Baseggio!» è un gran terrore che si sparge nella trincea nemica, perchè ci san-