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Glorietta gli rispose ingenuamente crudele non immaginando certo tutto il male che gli faceva:

        «Se anche non avessi capito di essere per sempre divisa da ogni brivido e da ogni accensione dei sensi, quella sera ne avrei avuta la certezza assoluta. Ero così lontana da ciò, mi sembrava una cosa perduta per sempre, e l'ho sentito nel brivido che è scivolato senza darmi una vena di tepore, ma solo una ribellione di fronte alla prova che io veramente possedessi la forma corporea che avevo completamente dimenticata...»

Quando lesse questa lettera, col respiro soffocato dal pianto che voleva esplodere, Franco ripetè nel suo pensiero:

— Non c'è che morire.... non c'è che morire....

E invocò una pallottola liberatrice, uno dei tanti ciechi proiettili che, partiti da una mano ignota e diretti a un ignoto bersaglio, stroncano a volte una vita felice, a volte risolvono felicemente un angoscioso nodo drammatico portando la liberazione.

Ma la pallottola invocata non venne.

*

Per fortuna!

Perché poi, Franco, in pieno giorno, ripensando al suo dramma, non lo trovò tanto