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Franco comprese. Ebbe un lungo brivido, da eroe solitario. Accettò la nuova vita come un allegro martirio. Si sentì capace di affrontarla. Avviluppato nel suo mantello, pallido di volontà esasperata, fece alcuni passi nel mattino. Un soldato con un secchio di caffè si fermò davanti alla porta del dormitorio.

– Sveglia! Caffè, ragazzi! — gridò giovialmente.

Franco bevve avidamente la sua tazza di liquido caldo, e si sentì scorrere nel sangue un’onda di generoso ottimismo virile.

*

Come allievo ufficiale, era stato aggregato alla prima compagnia del terzo battaglione, e gli avevano dato il comando di una squadra di testa. Aveva con sè una ventina di uomini, alcuni dei quali già veterani della trincea, essendovi stati e ristati fra i brevissimi turni di riposo già tre o quattro volte: quattro mesi di quel tipo di guerra, di cui ogni minuto può essere l’ultimo e ogni giornata costituisce una somma di esperienze preziose che maturano rapidamente il soldato e quasi lo rivelano a sè stesso, son più che sufficienti a fare il veterano.

Eran partiti da Cervignano subito dopo il