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torno a lui, i fili segreti che lo legavano alla creazione.

Marciando «coperto» dietro al suo compagno, Franco non aveva per orizzonte che le spalle grigie di costui, sulle quali doveva uniformarsi. La sua energia intellettuale, costretta nella tenaglia di un solo concetto — la precisione dei movimenti — si modulò metallicamente come un flauto portato in un ambiente più acustico. Egli sentì le proprie forze di memoria, di assimilazione, di attenzione, come altrettanti muscoli azionati, come dei tasti precisi di un meccanismo ben oleato.

Più tardi, al ritorno dalla piazza d’armi, Franco gustò la grande allegrezza di cantare a piena gola una canzone soldatesca in coro coi compagni, sulla strada polverosa della Stazione, mentre il sole massiccio di giugno cominciava ad affumicare rudemente il suo collo che non ricordava già più la cravatta bianca delle notti mondane.

          E tu biondina capricciosa
          garibaldina - trulla-llà
          tu sei la stella
          di noi soldàa.....

*

Poche settimane d’istruzione da recluta. Poi fu chiamato ad un plotone di allievi-uf-