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ne, ritagliò qualche fettolina di pagnotta pel brodo: tutto ciò gli parve soavemente disgustoso. Sorrise a sè stesso con un pacato compiacimento. Poi pulì bene la gavetta con della mollica di pane (consiglio del caporale), la sciacquò alla fontanella, e l’asciugò accuratamente.

— Quando s’incomincia l’istruzione? — domandò alla sveglia delle due al caporale.

— Domani, forse. —

L’indomani invece fu di corvèe alle latrine. La ramazza che gli consegnarono, era pesantissima nel manico, ma in compenso non aveva quasi più coda. Erano rimasti quattro stecchi consunti e rovinati: con quelli dovette trascinare verso la fogna tutto ciò che si trovava sul pavimento del cesso in comune.

L’operazione durò quasi un’ora, e fu ripresa più volte durante la giornata. Le sue narici trovarono soavemente disgustosa la sensazione. Come conseguenza di quel lavoro, non fu in grado di prendere il secondo rancio: si gettò sul pagliericcio, pallido, con lo stomaco in rivolta, e attese l’ora della libera uscita.

*

E ogni giorno conobbe qualche cosa di nuovo, ogni giorno si avvicinò a un nuovo aspet-