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pensiero partiva verso Glorietta acceso di una sensualità, della quale aveva poi un morso cocente.

Alla fine si assopì. Nel prender sonno, il suo braccio destro si distese lungo il guanciale, e incontrato il collo di Maura, lo aggirò, restando in quella posa di antica tenerezza tutto il resto della notte.

E quel sonno fu illuminato da un sogno divino.

Egli vide Glorietta. La snella figura di Glorietta, un po' arrotondata e infemminita, aveva un incanto nuovo, fatto di passione e di dedizione. Gli pareva che ella finalmente si abbandonasse sul suo petto, sospirandogli amorosamente:

— Sì, sì, sono tua! non voglio essere che tua! — e che egli la sollevasse allora fra le braccia (così aveva fatto poche ore prima con Maura) conducendola via, tra foreste immense, verso lontananze affascinanti.

E Glorietta gli mormorava ancora, col viso irrorato di felicità:

— Portami con te, portami nel tuo cuore, dove vuoi. È questa la realtà: quello di prima era il sogno, un tristissimo sogno.

E correva, correva, con quel peso adorato sulle braccia, via, via, senza veder più nulla, tranne il sorriso di Glorietta, senza ascoltar più nulla, tranne la voce di Glorietta, sen-