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— Fa quello che vuoi.

Maura ebbe un lampo d'acciaio nello sguardo. Ma seguitò a simulare.

— E non ti dispiacerebbe perdermi?

— Non ti perderei affatto. Resteresti sempre la mia cara Maura....

— E se qualcuno riuscisse a conquistarmi, a portarmi via?...

— Ebbene... la vita.

— Ti farebbe piacere?

— Non dico.

— Ma neppur dispiacere?

— Ma sì...

– Ah come lo dici! Ho sentito nel tuo accento il peso esatto di quel «dispiacere»: è leggerissimo, sai.

— Perchè? Ti sbagli, invece.

— Oh non mi sbaglio. D'altronde, hai forse ragione. Io sono di quelle donne che stancano presto. E poi, lo so, lo vedo, comincio a pesarti.

— Maura!

— Sì, a pesarti. Tu spendi troppo per me, e io non ho più risorse. L'automobile è andata, i gioielli tu non vuoi che li venda, ma prima o poi bisognerà pur decidersi.....

— Maura!

— Lasciami dire. So bene che tu hai dell'orgoglio, che ti ripugna di accettare... la mia collaborazione. Ma tu sapessi la mia gio-