Pagina:Il dottor Antonio.djvu/323


væ victis. 319


che non gli veniva dato nessun ufficio, ne concluse che ciò proveniva dal non essere affigliato a veruna setta, e per ciò fece istanze al Poerio di arruolarlo nella setta alla quale Poerio apparteneva. Il Ministro ricevette con piacere la sua istanza, e con Atanasio, un amico di Poerio, lo mandò a Nisco; il quale, alla sua volta lo diresse a Pacifico, in un caffè situato vicino a Santa Brigida. Pacifico introdusse Iervolino in casa d’una persona che chiamavasi D’Ambrosio, dalla quale accolto in sua casa, venne quivi iniziato alla setta dell’Unità Italiana. Ma del giuramento, de’ segni datigli allora e quivi, Iervolino non ha più alcuna memoria. Divenne per tal modo intimo di Poerio, di cui conobbe tutti gli amici famigliari! Nisco, Atanasio, il reverendo padre Grillo monaco Cassinense, e un carceriere chiamato il Cartonajo — tutti settarii. Poerio gli fece conoscere anche Settembrini, ma degli amici di quest’ultimo, egli, il deponente, non ne sa; perchè Settembrini non gli parlò mai di essi. Di più, Iervolino, recandosi di frequente in casa di Nisco, vide quelli che vi avevano famigliarità. Ebbe da Poerio e da Settembrini confidati molti affari o commissioni; così da Settembrini gli furon date a distribuire venti copie stampate d’inviti, o indirizzi al pubblico, di non fumare, di non giuocare al lotto, nè di pagar le tasse; e un giorno Poerio gli ordinò di andare a verificare se la bandiera di faccia al Palazzo Reale era bianca o tricolore. Poerio gli disse anche, in altra occasione, che i membri della setta dovevano ricevere delle medaglie per riconoscersi fra loro; molte delle quali si stavano coniando; ed egli, Iervolino, ne avrebbe avuto un buon numero da distribuire fra’ suoi proseliti. Anche Settembrini gli parlò di un vicino movimento, e che era aspettato Garibaldi; e domandogli su quanti associati e su quanti fucili potesse contare. E sentendo che Iervolino aveva cinque o sei fucili, e trenta associati su cui contare, Settembrini mostrossene grandemente soddisfatto. Quest’asserzione era naturalmente un mero suo vanto, detto solo per guadagnare la fiducia dei settarii; perchè lungi dal cercare di raccoglier popolo per combattere contro il Re, Iervolino era pentito di aver mai figurato fra i nemici di Sua Maestà; e fin da due mesi prima, era solito di far il suo rapporto in Polizia, dove aveva anche deposti quattro proclami incendiarii datigli da Settembrini pochi giorni prima dell’arresto di questi. Egli non si ricordava di altro.

Il Presidente lo esorta a richiamarsi alla mente la sua deposizione scritta, e a dire tutta quanta la verità. Iervolino dichiara di aver detto tutto quello di che si ram-