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Væ victis. 309

valgano punto in questo mondo. Fra uomini del carattere pubblico di un Poerio, di un Settembrini, di un Pironti — fra nomi storici come quello di un Caraffa, — fra gentiluomini della educazione e della ricchezza di un Nisco, di un Gualtieri, di un Braico, ecc., — fra dignitari ecclesiastici della sorta di un arciprete Miele; recluta l’anarchia i suoi fautori, e il delitto i suoi strumenti? Che direbbe il Lettore inglese di un’accusa di tradimento, portata contro alcuni de’ più eminenti e rispettati uomini di Stato, membri principali del Parlamento britannico? Bene — gli uomini di cui ho scritto i nomi, e che vedete introdotti in quella tetra sala del palazzo della Vicaria, ammanettati e scortati da gendarmi, nella scala sociale dal loro paese tengono un posto del pari eminente, per carattere e condizione, come qualunque dei vostri uomini di Stato, Membri del Parlamento, Magistrati, nobili e popolani.

Questa è la famosa inquisizione di Stato contro la Setta dell’Unità Italiana, che strappò all’anima generosa di uno Statista inglese un grido d’indignazione, tosto ripetuto da tutta Europa. La Corte che siede è la Gran Corte Criminale, il più alto Tribunale del Regno. Non siede come Corte ordinaria, ma quale Corte Speciale affine di spedire il processo; colla qual parola, s’intende che può dispensarsi da qualunque delle forme d’immenso valore per la difesa, a piacere del suo presidente Navarro — «il delicato, scrupoloso, imparziale e generoso Navarro»1. Il dramma lugubre sta per incominciare. Lo spazio ristretto concesso al pubblico è pieno zeppo; e così pure l’emiciclo riserbato per gli spettatori privilegiati, fra’ quali vedesi una Signora coperta di fitto velo. I Giudici stanno ai loro seggi; in faccia ad essi, sopra una piattaforma elevata, seggono gli accusati. Pajono smunti e pallidi. Il luogo da cui sono stati tratti, a dir il vero, non è de’ più salubri, specialmente in quella stagione dell’anno in Napoli, nel mese di giugno. Non meno di mille trecento ottanta creature umane sono accatastate l’una sopra l’altra, senz’aria e luce, fra sozzure orribili, nelle contigue prigioni della Vicaria, ove i nostri quarantadue sono confinati. S’ha anche a tener conto di una previa detenzione per nessuno minore di dieci mesi — per molti assai più lunga, di già sofferta. Nè s’ha a dimenticare il grado conveniente di salubre disciplina applicato al corpo e alla mente, dal quale è sempre accompagnata in Napoli la carcerazione per cause politiche — un duplice trattamento per il lodevole motivo

  1. Gladstone.