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le sicilie. 185

primo fu vincitore. Venne allora formata una Giunta provvisoria, con pieni poteri circa le risoluzioni più convenienti a ristabilire l’indipendenza dell’Isola. La Giunta mandò una deputazione al Re di Napoli, domandando un governo indipendente per la Sicilia con a capo il Principe Reale. Queste domande non furono ascoltate. Pretendeva il Parlamento napolitano assorbir la Sicilia, in nome di due principii oppostissimi: 1.° il diritto divino del Re confermato dal Trattato di Vienna; 2.° il diritto della democrazia che non poteva lasciar esistere in Sicilia una Costituzione aristocratica quanto quella del 1812. Sfortunatamente l’isola era divisa internamente in due partiti favorevoli l’uno alla Costituzione di Sicilia, l’altro a quella di Spagna. Un esercito spedito da Napoli nel mese di settembre cominciò l’assedio di Palermo; e dopo quindici giorni di ostinati combattimenti si venne a capitolazione; per la quale era riserbata al Parlamento siciliano la soluzione della questione d’indipendenza. — Ma il Parlamento di Napoli annullò tale capitolazione, quasi disonorevole per l’esercito napoletano; ritenne bensì le armi e le fortificazioni consegnate in seguito di tale accordo. Mentre i due paesi così contendevano fra loro, che faceva re Ferdinando? Era andato a Lubiana e a Troppau, sollecitando l’intervento austriaco contro quella stessa Costituzione da lui solennemente giurata nel mese di luglio 1820. Che importava al vecchio Re uno spergiuro di più o di meno? Gli Austriaci pochi mesi dopo occupavano Napoli e la Sicilia; e i due paesi che non eransi potuto accordare per vivere rispettivamente liberi, gemevano ora sotto il giogo di una comune schiavitù.

«Ferdinando morì nel 1825; gli successe il figlio Francesco; il quale, come Principe Reale, aveva giurato la Costituzione del 1812, e poi quella di Spagna del 1820, e aveva pur partecipato alla protesta armata contro l’occupazione straniera nel 1821. Salendo al trono, Francesco I perdette la memoria, e senza esitanza seguì le orme del padre. In quei cinque anni di regno, il Governo fluttuò sempre in un pantano. Incredibile la corruzione che si sparse in Napoli e in Sicilia: ogni cosa poteva comperarsi, ogni cosa vendersi: uffici, onori, titoli, e fin la giustizia si mercava. Viglia, valletto del Re, e Caterina di Simone, prima camerista della Regina, erano le due persone più influenti del Regno, e per mezzo loro conchiudevasi la maggior parte di quegli infami contratti. Il Re non nascondeva minimamente la cognizione che aveva di questo procedere di cose; al contrario vi profondeva motti spiritosi. Il mondo nel 1828