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Capitolo 1 – Il Crowdsourcing
1.1. Introduzione
In questo primo capitolo si riportano le teorie relative al crowdsourcing dei principali esperti in materia. Si descrive in cosa consiste il crowdsourcing; la società, il mercato e le tecnologie che rendono possibile intraprendere azioni di crowdsourcing; come si svolgono le pratiche di collaborazione di massa e quali sono i benefici che apportano; in cosa consistono gli User Generated Content; come funzionano le small-world networks e le comunità di pratica; quali sono le motivazioni che spingono gli individui a partecipare alla realizzazione di prodotti crowdsourced. Inoltre si descrive la necessità del controllo organizzativo e le modalità di base relative a come impostarlo. Si indaga, poi, il ruolo delle istituzioni nel mutato panorama socio economico. Si conclude il capitolo con una descrizione di Wikipedia.
1.2. Definizione, ambiti di applicazione e limiti
Il termine crowdsourcing è comparso nel 2006, quando Jeff Howe lo ha utilizzato in un
articolo su Wired. Fare crowdsourcing significa appaltare un compito (il tradizionale
outsourcing1) a un vasto ed indefinito gruppo di persone (crowd, la folla), tramite una
open-call, ovvero una chiamata aperta a cui chiunque può rispondere.
Il crowdsourcing ha avuto la sua genesi nel movimento dei software open source
(Linux), ma ormai è utilizzato in diversi ambiti, dal marketing commerciale (Zooppa2)
al marketing research, dal settore amministrativo (Co-Create London3) al settore
creativo/culturale (Wikipedia). Conseguentemente cambiano i promotori, che possono
essere aziende, PA o associazioni no-profit.
Howe categorizza 4 modalità primarie di utilizzare il crowdsourcing:
- ↑ Il sourcing consiste nell’“acquisizione di informazioni da fonti dirette e spesso non identificate” (Jenkins, 2006, 31).
- ↑ http://zooppa.com/
- ↑ http://www.cocreatelondon.com/