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DEL CAVALLARIZZO

mo tale.

C.
Ancor di meno che nelle guerre & nelle imprese private habbi effetto quello che voi dite, nondimeno non ha effetto in ogni cosa; che ben dovete sapere, che molti sono stati bellicosissimi guerrieri, & valorosi capitani, che se bene i fatti d’arme; & l’imprese pericolose non li hanno ispaventati, ne mossi punto da quella fierezza, & bravura degl’animo loro, la Fortuna nondimeno contraria spesse volte, & le infamie, & altri accidenti gl’han’ fatto piangere, & dolere da vil femminelle; & quello che mille & mille nemiche spade non poterono piegare, ne ispaventare un sol caso avverso ha fatto andare le quereli fin al cielo, & dubitare, & esser timidi; & alle volte morire. Come di Quinto Catullo si legge, & di molt’altri li quali non fa di mestiere ch’io racconti, perche l’historie ne sono piene. Non così voglio che sia il cavallarizzo del qual parliamo; percioche ne avversa fortuna, ne accidente in contrario alcuno vò che lo possi rimuovere da quella saldezza d’animo la quale fa che l’homo sempre sia il medesimo; & lo fa veramente nominar forte, & costante.
P.
Et à questo?
C.
Come? Se il cavallarizzo per ogni poca cosa in contrario che gli succedesse, come accade ben sovente, che lo stato humano essendo sottoposto à i colpi di fortuna, mai sia stabile, ò nella robba, ò nella persona, ò anco nell’honore, che ardirò dire, si turbasse, & sgomentato ne facesse quei pianti, & quelle querele al cielo, che fanno gli efeminati, sarebb’egli perfetto? & nell’offitio suo servarebb’egli quel decoro & honesto, che tanto si desidera in ogni attione? Senza’l qual decoro siamo imperfettissimi non che perfetti; senza’l quale anco l’animo nostro non pò essere buono ne bello. Et io già vi ho detto che il cavallarizzo col corpo bello deve avere l’animo bellissimo. Voglio adunque da che hora à me sta formarlo, che sia per questo d’animo costante, & forte.
P.
Così mi pare che fosse quell’infelice padre, che vedendo il figliuolo trafisso per mezzo il core, da un dardo di Cambisse, dal quale adimandato s’egli havea fatto bel colpo: senza perturbatione alcuna rispose, bellissimo, veramente non l’havrebbe saputo fare Apollo così bello. Et Arpalo che in un convito del Re de’ Persi di poi che hebbe mangiato la carne de’ suoi figlioli, apresentandogli le teste dal crudel Re; & adimandato s’egli era stato ben trattato; senza punto mutarsi in viso, ne in favella rispose, che ogni cosa era grata in quella cena Regale.
C.
O fortezza d’animo sopra tutte le altre fortezze, O costantia d’animo più di ogn’altra incredibile; veder uno il figlio trapassare per mezzo il core, & non morire; ma non pur non morire, ma non mutarsi d’animo tantillo ne di volto. Et l’altro veder i figli tagliati in pezzi, arostiti, e mangiarne le carni, et di poi veder quelle teste, le cui bocche solea udire, & baciar si spesso, & non morire? ma non pur non morire, ma ne ancora turbarsi, & non pur turbarsene, dar segno alcuno di dolore, ma dar risposta tale allegramente. Questa per vero fu troppo gran costantia, questa veramente fu troppo eccessiva fortezza d’animo. Chi’l crederebbe mai? et fu pur