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330 IL BUON CUORE


donandomi ai ricordi della famiglia, dei baci, delle carezze d’un tempo, m’illudevo di vivere qualche istante di immunità nella lotta sanguinosa e pensavo: Ora nessuno mi può toccare». E la mamma si fa vicino all’animo di chi soffre, come una visione piena di luce: il suo sorriso asciuga il pianto, ristora.le membra affrante, infonde nuove energie. Quando nel furore della lotta, con l’entusiasmo e la spensieratezza della nostra giovinezza, si contende arditamente l’esistenza alla morte che tutti sembra travolgere; ed il sangue nell’ebbrezza del trionfo ribolle di una nuova vita; il primo pensiero corre t sconoscente a colei, che ci ha dato alla luce per tanta grandezza, per una felicità così pura. lo amo contemplare mia madre come l’angelo delle mie battaglie, ed al mattino quando apro gli occhi ad un giorno nuovo, penso: «qual gioia, quale gloria oggi aspetta il mio buon angelo?». Fanciulli d’Italia, voi siete ancora piccoli; ma un giorno comprenderete la verità di queste parole: Quanto è doloroso pensare all’indifferenza colla quale nel passato si sono accolte molte delicatezze del cuore materno’ La madre è un bene troppo grande ed è necessaria talvolta la lontananza, per apprezzarne tutta la grandezza». Una lettera, un ritratto, un’immagine, tutto quello insomma che conserva il profumo delle sue mani diventa una reliquia preziosa per il figlio al campo. Ogni sera, prima di addormentarsi, bacia con grande. effusione la piccola medaglia, che la pietà della mamma ha nascosto tra le fodere degli abiti; la medaglietta colla Madonna del santuario dei monti nativi, che il giovinotto un bel momento ha trovato per caso addattandosi la giubba e gli ha fatto dire sorridendo: Le mamme son sempre quelle donne...», ma che ora tiene caro come un pegno di colei, che vigila al suo fianco, ricordando e pregando. Quanti cuori traviati furono condotti sulla vetta via da questa povera vecchietta, che nell’intimità delle mura domestiche vive solo della vita del figlio lontano. L’umile consiglio, senza pretese, buttatò per caso tra le righe di una lettera, fa rinascere nell’animo un senso profondo di nostalgia, di quella fede ingenua che congiungeva le nostre mani nelle sue nella prima età. Si ritorna con trasporto alle divozioni della fanciullezza; la preghiera dirada le tenebre e l’incredulo ritrova inconsapevolmente colla fede il candore dei suoi verdi anni. Fanciulli d’Italia, che ogni istante della giornata godete del sci-riso di vostra madre e quando vi prendete un piccolo malanno l’udite vegliare al vostro guanciale con dolci parole, ed a sera v’addormentate sognando i baci e le carezze, pensate alla desolazione di chi cade sul campo e muore martoriato senza il conforto di una parola cara. «Mamma, mamma mia!» è il lamento di ogni ferito. Il morente con l’ultima voce: «La potessi vedere, la potessi baciare ancora una volta!», ripete.

e cerca collo sguardo languido, rapito nel vuoto come in visione, la dolce figura di colei che conserverà chiuso nel petto il suo nome, la, sua gloria, il suo dolore. Ogni volta che io mi chino per medicare un ferito o confortare l’ultima ora di un morente, penso con angoscia alla piaga dolorosissima che, si apre in un Cuore lontano. Una vecchia donna seduta sotto il pioppo del giardino di casa, dove le glicinie ormai pendono avvizzite, legge una lettera ricevuta dal campo. La donna ’lacrima e pensa: «Mio figlio vive e combatte da forte». Chi dirà a quella povera madre che attende fiduciosa la gioia di un ritorno «Quella è l’ultima voce del figlio Che muore. Esso è tramontato come le glicinie del pioppo, che nel marzo trascorso ondeggiavano sul tuo capo?»., Povere Madri che vivete nascoste e consumate nel segreto del vostro cuore ansie e dolori da nessuno compresi Fanciulli d’Italia, passando davanti a quella madre. scopritevi il Capo e sorridete coll’ingenuità del figlio che non ritorna più. SAC. EDOARDO GILAROI Cappellano ... Reg. Bersaglieri


Religione


DOMENICA TERZA D’AVVENTO

Testo del Vangelo.

Avendo Gin valiti udito, nella prigione, le opere di Gesù Cristo, mandò due de’ suoi discepoli a dirgli: Sei tu quegli che sei per venire, ovvero si ha da aspettare un altro? E Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni quel che avete udito e veduto. I ci2chi veggo. no, gli zoppi camminano, i lebbrosi’ sono mondati," i sordi odono, i morti risorgono, si annunzia ai poveri il Vangelo, ed è beato chi non prenderà in me motivo di scandalo. Ma quando quelli furono. partiti, cominciò Gesù a parlare di Giovanni alle turbe. C.-sa siete voi andati a vedere nel deserto? una canna sbattuta dal vento? Ma pure, che siete voi andati a vedere? Un uomo - vestito delicatamente? Ecco che coloro, che vestono delicatamente, stanno nei palazzi dei re. Ma pure c(».a siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico io, anche più che profeta. Imperocchè questi ’è colui, pel quale sta scritto: Ecco che io spedisco innanzi a te il mio angelo, il quale preparerà la tua strada davanti a te. In, verità io vi dico: Fra i nati di donna non venne al mondo chi sia maggiore di GioVanni Battista: ma quegli che è minore nel regno de’ cieli, è maggiore di lui. Ora dal tempo di Giovanni Battista infin adesso, il regno dei cieli si acquista colla forza: ed è preda di coloro che usano violenza. Imperocchè tutti i profeti e la legge hanno