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278 IL BUON CUORE


se solo Gesù e la donna che si stava nel mezzo. E Gesù alzatosi le disse: «Donna, dove sono coloro che ti accusavano? nessuno ti ha condannata?» Ed ella: «Nessun ), o Signore., ) E Gesù le disse: «Nemmen io ti condannerò; vattene e non peccar più.» • (S GIOVANNI ap. RI

Pensieri.

L’evangelista abbozza nel sao racconto un quadro tanto originale, eppur assai comune nel suo genere. Gesù, l’Innocenza, la Santità si trova di fronte e a contatto con la colpa e la miseria morale; ha dinnanzi a sè la depravazione dell’anima nelle due faccie caratteristiche; 13 corruzione del cuore e la perversione dell’intelletto; la donna guasta nei costumi ed i suoi accusatori perversi di volontà. E’ importante per la nostra condotta esaminare il quadro in qualcuno dei suoi particolari.

Gl Scribi e i Farisei gli conducono una donna colta in adulterio. L’arte nostra, la pittura, ha tolto spesso a soggetto questo episodio del Vangelo. Attorno a Gesù si accalcano e fanno cerchio, vecchi e giovani, i Farisei dal sogghigno beffardo e s’affissano sul Maestro pregustando la gioia maligna di metterlo in imbarazzo con un quesito che alla loro limitata intelligenza pareva impossibile a sciogliersi. E nel mezzo di essi la donna, colle vesti discinte, i capelli scarmigliati, il volto inondato di lagrime e arso dal rossore, il petto anelo e la persona che tutta si contorce e vorrebbe annichilirsi sotto il doloroso incubo del rimorso, della vergogna. Nell’ora della tentazione, quando già la sua virtù vacillava, avrà anch’eSsa ripetuto a se stessa, suggestionata dallo spirito malo, che infine tutte fanno così — che non si può resistere alla corrente! Ora l’ossessione è sfatata, la ragione ha ripreso il suo imperio sulla passione: il con tatare che le corruzione (noi lo sappiamo dagli storici) aveva purtroppo allagato anche la terra di Giuda e che l’onestà è diventata rara, quasi un’eccezione; la vista di questo fiume di fango che sale e che straripa, solo contribuisce a renderle più penosa, più umiliante la sua condizione, giacche il male più diffuso non fa che allargare la sua parte di responsabilità. E piange amaramente la sua colpa, e sente, di fronte a Gesù, agnello senza macchia, tutto il vuoto, l’abiezione del suo cuore contaminato dalla colpa. Alle lagrime della pentita fanno riscontro i sorrisi maligni, gli sguardi beffardi degli accusatori. La scostumatezza ganerale aveva reso lettera morta la legge rosaica che condannava alla lapidazione la donna colta in flagrante infrazione della fedeltà coniugale. Ma essi, gli implacabili nemici di Gesù, hanno un pretesto magnifico per metterlo colle spalle al muro. Finma non sono agono adunque zelo per la nimati, sospinti che dall’aitio, dalla sete di vendetta. Si drappeggiano pomposamente sotto’ il manto della morale e della pietà: spudoratamente la pretendono a maestri di buon costume esci, i sepolcri imbiancati, che nel segreto dellà loro vita nascondono Dio sa quali sozzure e vergogne. Basterà che Gesù parli, perchè

cada dal loro volto la iraschera e si rivelino nel loro profilo di scettici e libertini.

Qual’è il contegno che Gesù tiene di fronte alla malvagità umana che lo avvolge, presentandosi sotto le due forme caratteristiche: sensualità e ipocrisia? Gesù, chinatosi, col dito scriveva per terra. Legge nel cuore della donna, soffre della sua umiliazione, ne conta le lagrim e, e mentre da una parte sente orrore della colpa che essa ha commesso, non vuole per altro sottoporre a maggior strazio quella sgraziata: se l’avesse fissata negii occhi, in quello sguardo del San-. to la peccatrice avr bbe sentito troppo la sua deformità. Gesù quindi d’stoglie da lei lo sguardo, finge un’occupazione qualsiasi; fa dei segai sulla sabbia. Ma in pari tem:o, con quest’atto indifferente in apparenza, risparmia o differisce almeno, una severa lezione agli accusatori. Costretto a parlare, non poteva a meno di smascherare il loro trucco. La parola di Gesù, che non poteva di certo risparmiare o blandire il vizio, avrebbe messo a nudo la malignità da cui erano suggestionati nel denunziare l’adultera; non zelo di bene, ma unicamente libidine di avvolgere in sottili difficoltà il Maestro di Nazareth. Gesù non può assecondarli nel loro falso zelo; ama, se fosse possibile risparmiare a• quei tristi un rimbrotto e quindi tace, segue a scrivere per terra. La passione per altro acceca: gli Scribi e i Farisei dovevano saper interpretare il silenzio di Gesù. Ma qui sta appunto lo scoglio per chi si lascia dominare dalla passione: essa ci toglie la visione chiara della realtà: trionfanti, i Farisei interpretano il silenzio di Gesù come sintomo di imbarazzo, e ripetono cocciuti la loro ob)Leaione: Mosè nella Legge ci ha comandato che queste tali siano lapidate. Tu che dici? E allora la risposta di Gesù venne: Dio sa pazieritare, ma l’uomo è libero dePe sue azioni, e quando da stolto reclama un giudizio, Dio non lo può rifiutare: chi tra voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei. La parola che Gesù ha risposto alla stolta insistenza degli Scribi e Farisei risuona ancora viva, dopo venti secoli..rnplide come la verità, con un taglio netto distri - a quello che agli ipocriti semb- ava nodo insolubile: chi è tra voi senza peccato, lanci la prima pietra. Non è asserito che nella-società non ci debba essere il potere giudiziale; non è daaao che chi ha ufficio di sentenziare debba dalla sua coadotta privata desumere la norma della applicazione della legge. Ma Gesù anzitutto vuole che siamo puri noi, se vogliamo altri innamorare delle virtù; vuole il Maestro che non ci arroghiamo alla leggera il compito, non avendone mandato, di censurare il fratello. E assolutamente ci vieta di’ giudicare con spietata severità chi sventuratamente ha traviato: con quella misura con cui misurate gli altri, sarete misurati voi- stessi. • Però, mentre la parola del Maestro sentenzia senza pietà per gli ipocriti, per i facili ostentato -i di virtù, è invece voce dolce di perdono e di rede.nzi ne per i tribolati, per i pentiti: Va, e non peccar più!