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IL BUON CUORE 363


dissimile da quella abituale nei palazzi di Londra. Anche nelle più remote e deserte regioni delle Hinglands le mense vengono imbandite col massimo sfarzo, tutte adorne di fiori e di suppellettili preziose. Gli uomini vestono il frak di rigore con cravatta bianca, e le dame, in décolleté, sfoggiano toillettes e gioielli non meno che nel colmo della season londinese. E’ perciò che la stagione delle caccie, in Inghilterra non porta solo la strage fra i volatili e i rosicchianti delle grandi tenute, ma anche, e forse più nei bilanci domestici. Vi sono, per esempio, famiglie dal blasone, non troppo dorati che, per sostenere le spese della stagione venatoria (cui sarebbe delitto di lesa dignità rinunziare) si ’sottopongono, durante l’anno, ad economie inverosimili. Quella, più comun.consiste nel passar l’inverno sul Continente e, di pre ferenza, in Italia... E poi si parli ancora del caro-viveri nel nostro beato paese! Rodolfo Rampoldi.

Sui margini della storia

Il primo fondatore dei Monti di Pietà.

Recenti indagini storiche ci hanno messo in grado di dare un piccolo contributo alla storia di Milano, rivendicando ad un cittadino milanese il merito di essere stato il primo fondatore dei Monti di Pietà. Già fin dal settecento il Pellini nella Storia di Perugia, e nei tempi nostri Anselmo Anselmi (Monte di Pietà di Arcevia), Fabretti Ariodante (Nota storica intorno all’origine dei Monti di Pietà in Italia), Lodovico da sse, capp. (Vita del B. Bernardino da Feltre), P. Holzapfel, ofm, (Origine dei Monti di Pietà),e qualche altro scrittore hanno richiamata l’attenzione sul B. Michele Carcano da Milano come iniziatore o per lo meno propagatore dei Monti di Pietà. Ma non hanno messo in chiara evidenza la questione storica, nè hanno dato trionfalmente il merito al grande uomo che per prime, ha speso l’infuocata parola lanciando l’idea, che vide incoronata nell’erezione del primo Monte di Pietà. Tanto è vero, che il ch. P. Corna, ofm., nel suo dotto lavoro: I Fran cescani e il Monte di Pietà di Piacenza, pubblicato nel 1909 nell’Archivium Franciscanum Historicum seguendo il Manassei, Wadding e Holzapfel, ne ha dato il primato a P. Barnaba Manassei da Terni. dell’Ordine dei Minori. Il più fervido e più efficace organizzatore dei Mon ti di Pietà, riconosciuto da tutti gli storici, è senza dubbio il 13. Bernardino da Feltre dei Minori. L’il lustre economista e propagandista delle Banche popolari in Italia, Luigi Luzzatti (Credito e Coopera

zione) ne fa uno splendido panegirico: a I discorsi del B. Bernardino da Feltre per opporre alla marea montante dell’usura la diga dei Monti di Pietà, per costruire queste fortezze sociali del popolo contro i sozzi trafficanti di denaro, per costruire il fondo di riserva con gli stessi criterii moderni per la difesa della legittimità dell’interesse del denaro... paiono freschi e offrono a noi tutti un modello di santa semplicità e di apostolica eloquenza. A contatto col po polo, come tutti i frati Minori facevano sotto l’influenza di San Francesco, il B. Bernardino ne aveva imparato le gioie e i dolori, e aveva compreso che bisognava sin da questa terra trarlo fuori dall’inferno delle privazioni materiali che lo affliggevano. Sotto questo rispetto l’opera di Bernardino precede di cinque secoli l’enciclica: De conditione opificum, e il Monte di Pietà che era la Banca Popolare alla fine del secolo XV, nacque allora con gli stessi entusiasmi verginei, coi quali si iniziarono le nostre istituzoni sociali; egli fu il precursore di Schulze, Delitzch, di Raf feisen e di tutti noi...». Ma quando il B. Bernardino da Feltre scese in campo, già erano stati fondati dai suoi confratelli i Monti di Pietà di Perugia, Orvieto, Gubbio, Foligno, Monterubbiano, Terni Recanati, Macerata, Urbino, Assisi, Pesaro, Cagli. Viterbo, ed a Padova — quando il B. da Feltre era guardiano del convento di San Francesco, nel 1469 -- vide sorgere il Monte di Pietà per opera del B. Michele Carcano da Milano, anzi, come riferisce il P. da Besse, nello stendere gli statuti dei Monti d; Pietà esigeva, comé il B. Michele, il pegno con interesse minimo per sostenere le spese inseparabili dal Monte Pio. Quest’opera sorse gigante nel quattrocento per opporre un forte argine contro l’usura ebrea, che costituiva uno dei mali morali ed economici più esiziali di quel tempo. Gli ebrei erano diventati eccessivamente trafficanti, esigendo nei prestiti perfino il 5o per cento. Non vi era altro mezzo che contrapporre una specie di banca popolare per soccorrere le miserie senza ripetere interessi esorbitanti. Í Monti di -Pietà furono i veri istituti di beneficenza o di prestito che davano ai bisognosi il necessaro contro pegno, a fine di proteggerli dalle spogliazioni degli usurai. Nel medio evo troviamo dei precursori di queste istituzioni, specialmente tra ebrei e lombardi, in quanto che gli tini e gli altri imprestavano su pegno. Ad essi però mancava un carattere essenziale dei Monti di Pietà, il principio, cioè, della beneficenza. Essi non volevano, par carità cristiana al prossimo, procacciare il credito ai loro simili bisognosi, ma dirigevano ogni sforzo ad arricchire sè medesimi. I Frati Minori in forza della loro vita evangelica, essendo a contatto non solo coi dotti e con i grandi signori, ma specialmente col popolo del quale sentivano i lamenti, poterono iniziare la grande istituzione e condurla al suo svolgimento portando la vera risurezzione al popolo gemente sotto la pressione dell’usura. S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capistrano, S. Giacomo della Marca ed altri frati mi