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Anno XII. 25 Gennaio 1913. Num. 4.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Religione. —Vangelo della terza domenica dopo l’Epifania.
Educazione ed Istruzione. —Quel che ha fatto l’Italica Gens nel primo biennio ed i suoi progetti per l’avvenire (continuazione del n. 2).
Poesia
Beneficenza. —Fiera di Beneficenza. — Un caso pietoso. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi. — Casa di riposo dei Ciechi. — Per la missione di Mons. Carrara nella Colonia Eritrea.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Il Cardinale Capecelatro scrittore


Note gentilmente favoriteci dal R. Mons. G. Polvara



Tutti i generi degli scritti religiosi, quello che narra, quello che ammaestra, quello che infervora, Egli riportò in seno alla letteratura vera e propria; in tutti Egli adattò l’arte letteraria alla delicata indole dei soggetti e alla dignità della cattedra dalla quale per tanti anni parlò. Non c’è una riga di lui che non sia bella; non c’è una sua bellezza che non sia appropriata alla nobiltà della materia e alla sua.. Sotto questi riguardi, importantissimi, egli fu senza dubbio il maggiore dei letterati italiani contemporanei a noi.

La sua opera narrativa si svolge principalmente nelle storie d’uomini di Dio. Quando nel 1856 uscì la sua vita di S. Caterina da Siena, che pure nello stile risentiva ancora di quei classicismi faticosi insegnati nella sua Napoli da Basilio Puoti, un giovane fin da allora valoroso e già non sospetto di simpatie verso la religione, Giosuè Carducci s’accorse, che lo studioso Filipino ridava cittadinanza letteraria alle vite dei santi. Quando poi il Capecelatro fu aiutato dall’esempio di Alessandro Manzoni e di Cesare Guasti a trovare, in una purezza più semplicé d’espressioni, lo stile veramente suo, le vite successive che scrisse rappresentavano l’armonia piena tra le necessità della storiografia sacra e quella del buon gusto letterario. Troppo pochi si sono ancora accorti di ciò, perchè da una parte la letteratura continuò ancora nel suo scisma di qualche secolo dalle materie
religiose, e parecchi scrittori di materie religiose continuarono a trattare le lettere come un fuor d’opera, o a prenderne l’enfasi e la sciattaggine dei secoli XVII e XVIII.

Ma seppure la rinnovazione del Capecelatro non fu così notata e quindi efficace quando avrebbe dovuto essere; se nei meriti che gli furono da tutti riconosciuti, non tutti compresero quant’obbligo c’era di far una buona volta come lui, rimane sempre vero, che per suo mezzo le attrattive del bello scrivere italiano servirono nuovamente a convincere che tutte le epoche sono adatte ad ospitare i santi; epoche di forza o di mollezza, di purità o di corruzione; che nei più diversi secoli queste figure eccelse, dissimili nel, l’indole e nell’opera sono simili e quasi identiche nell’ardore divino dell’operare; che perciò il territorio del cattolicismo ha cime senza paragone più alte di quelle d’ogni altro territorio.

Non era questo un compito degnissimo della vera arte dello scrivere, e non era un danno che molti degli scrittori di queste cose ne Scrivessero senz’arte? Avevano sentito lodare per valore morale anche uomini d’altre religioni; eppoi, al di fuori d’ogni religione, sentivamo prestare i titoli della santità e del martirio ad altri uomini che si erano esercitati ad agire e a sacrificarsi per scopi nobili se non pii, come la patria, la scienza, la pubblica fortuna. Sì, ma a che cosa valse questo tentativo d’avvicinare e quasi di contrapporre alle virtù dei Santi della Chiesa quelle spirituali o civili d’altri uomini famosi? Le pagine di cui ci ricordarono con nuovo splendore che ai santi restava il privilegio d’una unità di coerenza della vita, d’una costanza nell’oblio di sè stessi, dinanzi alle quali tutte le altre vite, pur elevate e generose, apparivano magnanime soltanto a tratti e non mai scevre del tutto da ricorsi d’egoismo. Magnifica apologia questa: perchè nella capacità di dar sempre qualche frutto meraviglioso sta la prova più tangibile della vita dell’albero cattolico; magnihca e patriottica, perchè la tal quale avversione o inettitudine delle lettere nostre a parlarci dei Santi era un difetto della patria; ed è stato un servigio alla sua gloria l’avervi esercitato con alta arte la penna.

La narrazione di queste vite memorabili è con-