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Anno XI. Sabato, 19 ottobre 1912. Num. 42.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —Pro Eritrea — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Religione. —B. R. Vangelo della domenica terza d’ottobre — Congresso Eucaristico di Vienna.
Necrologio. —C., Il Cav. Ing. Achille Saporiti — Alla Pensione Benefica delle Giovani Lavoratrici.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario

Beneficenza


Pro Eritrea

Finalmente il desiderio del Vicario Apostolico dell’Eritrea, Mons. Carrara, e nostro si può dire pienamente appagato. Il comitato «Pro Eritrea» è ormai costituito, e l’Album d’onore degli offerenti incomincia oggi a presentarsi al pubblico per eccitare la carità di tutte le persone amanti del bene e porgere generosi aiuti ad abitanti di una terra nostra, bagnata dal sangue dei nostri soldati: terra che ci ricorda i nobili eroismi e le prime vittorie dell’Italia; terra che corrispondendo ai sacrifici fatti per essa dalla Patria nostra ha saputo dare degli eroi nella presente guerra della Libia. Ma quella terra, quei popoli hanno bisogno di aiuto per la loro cristiana e totale civilizzazione.

Mons. Carrara laggiù con i suoi confratelli Missionari continua l’opera del Card. Massaia, di Mons. De Jacobis e del P. Michele da Carbonara. Prima di lasciare la Patria Mons. Carrara già conosceva in parte la missione dell’Eritrea, i sacrifici a cui sarebbe andato incontro, la vita di lavoro e di travaglio che l’attendeva. Ma il suo cuore di Apostolo non si perdette di animo, e sempre zelante del bene delle anime con amore e pieno di santo entusiasmo abbracciò la croce che Iddio gli aveva dato, emettendo un grido dal profondo del suo animo: «Per Iddio, per la Religione e per la Patria non mi importa di morire e versare tutto il mio sangue». Accompagnato dai più fervidi voti dei conoscenti e amici, dopo aver rivolto il suo ringraziamento e di essersi raccomandato a tutti con una nobile lettera al direttore dell’Unione, colla quale rivela
tutto l’animo suo di Apostolo, faceva il suo ingresso nella Colonia Eritrea accolto ovunque con simpatia ed esultanza. Mons. Carrara però fino dai primi giorni ebbe dolorosamente a constatare le strettezze in cui versava la Missione e la miseria estrema de’ suoi nuovi figli. E tale cruda realtà dovette ancora più constatarla in tutta l’estensione del termine nel fare la Visita Pastorale a tutto il Vicariato. Fu allora che confidando negli amici lontani scrisse domandando aiuti e soccorsi. Fu allora che sollecitò ad effettuare un suo progettato disegno, che cioè a Milano sorgesse un comitato permanente «Pro Eritrea». Ne aveva già parlato con Mons. Locatelli, prevosto di S. Stefano, di questo suo progetto, e più volte a lui scrisse perchè si mettesse all’opera. Ne scrisse anche al M. R. P. Provinciale dei Cappuccini, e in una sua lettera, pubblicata nell’Unione e in altri giornali il 21 gennaio p. p., bagnata dalle sue lagrime, pregava e scongiurava che presto sorgesse il comitato. In quella lettera diceva: «Ho vergogna di essere tanto seccante. Ma è proprio la grande necessità che mi vi spinge. Ho visitato nelle passate settimane sedici villaggi indigeni. Mi si stringeva il cuore al vedere le cappelle cadenti e diroccate, i paramenti ed arredi sacri che mettevano schifo, i preti laceri ed affamati, intorno a me una turba di popolo che mi chiedeva sostegno e aiuto nella sua miseria. Ed io nulla potevo dare, tranne di una parola di consolazione». In quella medesima lettera sottoponeva alla considerazione dello stesso P. Provinciale alcune proposte facendo viva istanza perchè fossero effettuate. Ecco le proposte: 1.º Mi sembra giunto il momento opportuno di costituire un Comitato permanente «Pro Eritrea». Io spererei molto nell’opera di un numeroso e ben scelto comitato milanese, sapendo quanto sieno generosi i milanesi e come volontieri si prestano per aiutare la nostra Missione. 2.º Il Comitato poi potrebbe farsi promotore di conferenze con proiezioni e di fiere di beneficenza. 3.º Aprire negli Annali un album d’onore pei benefattori della Missione pubblicandone le offerte. Gli offerenti di almeno L. 50 avrebbero il diritto di imporre il loro nome ad un moretto e divenirne padrini; e quello credo spingerà molti a beneficare la Missione. Noi a mezzo di lettera privata manderemmo