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IL BUON CUORE 199


RITAGLI DI STORIA

Le carte da giuoco.

Chi sia stato l’inventore della carta da giuoco è impossibile il precisarlo. Certo è che in Italia comparvero nel sec. XIV importate a Venezia e Firenze dai profughi di Costantinopoli. In Francia non si diffusero che due secoli dopo sotto il regno di Carlo VI per opera del celebre pittore Saquemin Gringonneur, il quale ne dipinse un giuoco allo scopo di ricreare i lucidi intervalli nella demenza del suo sovrano, il che gli fruttò dall’erario francese un lauto compenso.

Quantunque il Saquemin Gringonneur, non sia stato l’inventore, come per lungo tempo si credette, fu tuttavia un innovatore geniale che diede l’impronta sistematica al giuoco, quale lo si conserva oggidì, variando sostanzialmente le carte dagli esemplari che prima di lui esistevano.

Il giuoco doveva saffigurare la guerra, i suoi tarocchi portavano quindi l’impronta di quattro re, raffiguranti le grandi monarchie: Alessandro Magno, Cesare Augusto, Carlo Magno, Davide (raffigurante però Carlo VII il re di Francia). Le quattro dame raffiguravano quella da fiori, la sposa di Carlo VII Maria Pia; quella di picche, la Pulzella d’Orleans; quella di quadri, Agnese Sorel; di cuori Isabella di Baviera. I quattro fanti o valletti raffiguravano quattro guerrieri: Oggero e Lancilotto della leggenda antica; Ettore di Gallard e La Hire della storia contemporanea. Delle altre figure il valore era fittizio e vario, fermo però sempre il senso allegorico di bravura, nei cuori; armi, nelle picche e nei quadri; viveri, nei fiori e danaro (fattore principale in guerra) nell’asse.

Così si conservano le carte da giuoco in Alemagna, e con poche modifiche quasi dappertutto. La moda delle due teste una all’insù l’altra all’ingiù dei re, regine, fanti, ecc. non fu introdotta che per comodità del giocatore, per non costringerlo a voltare la carta quando si trovasse in mano la figura rovesciata.

Come fa il giornale americano

per informare rapidamente i suoi lettori

Uno dei fatti e non dei meno interessanti, avvenuti al momento dell’assassinio di Mac Kinley, fu la rapidità vertiginosa con la quale il pubblico americano fu tenuto informato. Non era ancora trascorsa un’ora da quando i due colpi di revolver di Buffalo erano stati sparati, che già l’ultimo dei commercianti e dei businesmen di Nuova York e di Brooklin conosceva, per mezzo dei giornali, il dramma in tutti i suoi particolari.

A spiegare mediante quali miracoli di attività si sia potuto ottenere un simile grandioso risultato, il Matin racconta, sulla scorta di un testimonio oculare, la scena che avvenne, al 6 settembre, presso uno dei grandi giornali di Nuova York.

Erano esattamente le ore 4,29 della sera e l’assistant-éditor (redattore capo aggiunto) stava scrivendo una lettera nel suo ufficio, quando squillò il campanello del telefono.

― Pronto!

― Pronto! Il presidente Mac Kinley ha ricevuto due colpi di revolver nel petto a Buffalo ed è mortalmente ferito....

― Chi siete?

― La Press Association!

― Non sapete altro?

― Null’altro!

― Grazie.

Il giornalista interruppe la comunicazione telefonica, avvicinò alla bocca un tubo acustico e ordinò:

― Dite alla composizione di preparare una intestazione: Mac Kinley assassinato. I caratteri più grandi. L’inchiostro più rosso.... Ecco il testo: Il presidente ha ricevuto due colpi di revolver nel petto a Biffalo. Egli è mortalmente ferito.

Sette minuti più tardi, e cioè alle 4,36 duecento newbooks si precipitavano nelle strade con grossi pacchi del giornale sotto le braccia, portanti l’intestazione rossa e l’annuncio listato a nero.

Nel frattempo l’assistant-editor aveva mandato a chiamare il redattore capo, titolare del giornale e il proprietario. Il redattore capo era poco distante, presso un barbiere, ed arrivò con una gota rasata e l’altra no; il proprietario era al club; sei minuti più tardi discendeva dal cab davanti al giornale. Il redattore capo andò diritto al telefono:

― Pronto! Mettetemi in comunicazione con un giornale di Buffalo, qualsiasi. Il primo che è libero.

― Pronto! Parlo col Buffalo Herald? Va bene. Vi dò cento dollari ogni minuto di conversazione. Ditemi ciò che sapete.

«Fu nel salone della Musica che Mac Kinley è stato colpito.... L’assassino teneva un fazzoletto nella mano sinistra», ecc., ecc.

Dodici minuti dopo il primo avvertimento, alle 4,48, una nuova edizione usciva dagli uffici del giornale; portava come intestazione: Mac Kinley Extra - N. 2 dava una mezza colonna di particolari sull’assassinio, il ritratto del presidente e un piano dell’Esposizione di Buffalo. Da parte sua il proprietario telefonava:

Parlo col direttore del.... Railroad? Sono il proprietario del News. Potete darmi un treno speciale per Buffalo?... in quanto tempo?... Quanto?... All right.

E venticinque minuti più tardi un treno speciale filava per Buffalo, con due fotografi, tre disegnatori, cinque redattori. Uno di essi, il descriptive reporter, ossia reporter incaricato specialmente della descrizione, era in maniche di camicia. L’ordine della partenza era giunto all’improvviso; aveva dovuto gettarsi senza perdere un secondo in un cab, e non aveva avuto tempo di prendere la sua giacca, che era rimasta a un altro piano del palazzo del giornale.

Frattanto il supplemento n. 4 aveva già da qualche tempo sostituito il n. 3 e alle 5,25, cioè dopo un’ora che la terribile notizia era stata telefonata al giornale, il supplemento n. 5 veniva venduto per le strade.

Conteneva due pagine intere di particolari sull’assassinio; una colonna di messaggi telefonici; una colonna di biografia; due colonne di ritratti, piani e disegni; interviste con senatori, governatori, membri del corpo diplomatico e consolare, uomini politici, ecc.; quindici liste di protesta, firmate ognuna da un centinaio di nomi, due o trecento dispacci e messaggi di condoglianza, di indignazione e di simpatia; le opinioni mediche di due o tre più celebri chirurghi di New York; una colonna di impressioni generali; la reazione dei principali valori del mercato di Wall Street alla notizia dell’attentato; una biografia di Roesevelt, ecc. E tutto ciò si era compiuto in sessanta minuti!



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