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188 IL BUON CUORE


DOPO UN ANNO DI REGNO

Vi sono spettacoli negli annali di ogni grande monarchia che nessun mutamento da medioevali a moderne associazioni potrà mai offuscare. La luce e l’ombra che accompagnano ogni nuova accessione al trono si confusero ieri ancora una volta quando ai rintocchi delle campane che annunziavano il servizio funebre in ricordo del defunto Re, rispondeva il rombo dei cannoni della torre salutanti il primo anniversario di regno di Giorgio V.

Pochi minuti prima di mezzanotte dodici mesi or sono la funerea notizia che aveva corso per la gigantesca città insonne, portava insieme con la tristezza del tramonto l’alito roseo di un’alba nuova. Ed è a quest’alba che tutti gli sguardi sono oggi rivolti. La memoria dei sovrano defunto è ancora viva nei cuori di questi sudditi fedeli, l’impressione della sua influenza non è ancora passata, col tempo; pure, dobbiamo confessarlo — ed è umano, del resto — più che all’eredità del passato il cuore è sensibile ai vaghi miraggi del futuro. Ed anche questa brava gente, a malgrado del suo tradizionalismo classico, tende il collo e lo spirito in avanti. Un fiore di memoria su la tomba del sovrano morto, ma rose rose rose sul sentiero che le porte dell’avvenire dischiudono al sovrano novello. C’è persino il sole, oggi, a simboleggiare, in questa primavera della natura, la primavera del nuovo regno: l’auspicio sembra fausto e il popolo, raccogliendolo, ne gode: nessuna nube fa più paura, nè meteorica nè politica (contro le prime si è provveduto con assicurazioni a... contanti, contro le seconde si provvederà nel caso con opportune vacanze): il cielo è arridente, i cuori si levano, i forestieri arrivano: il lutto è finito e: God save the King!

Uno sguardo retrospettivo su questo primo anno di regno non turba la rosea visione del futuro. Re Giorgio può vantarsi a diritto delle simpatie che ha saputo suscitare intorno alla sua persona in così breve volger di tempo. Un anno fa esisteva fra il nuovo sovrano e il suo popolo una certa quale freddezza: si conoscevano poco ancora, ma rotta appena la prima esitanza, il resto è venuto da sè e molto più agevolmente e rapidamente di quanto si sarebbe potuto aspettare, data la difficoltà enorme di sostituire nel cuore del popolo la bonomia sorridente e geniale di Re Eduardo e d’imporsi alla pubblica estimazione in circostanze politiche così ardue e spinose quali da molte generazioni non avevano accompagnato il sorgere di un nuovo regno in Inghilterra.

Coadiuvato mirabilmente dalla dolce influenza della regina, le cui squisite virtù di donna e di madre e la cui carità illuminata hanno già conquistato tutti i cuori, Re Giorgio si è accinto all’arduo compito con serietà tranquilla e con fermo vigore, dimostrando sin dai primi messaggi rivolti al suo popolo una lealtà aperta ed una sicura coscienza de’ propri doveri — espressi nella più limpida forma, quasi a garanzia visibile della propria sincerità di pensiero e di propositi.

E il popolo oggi gli ricambia questa aperta e cordiale fiducia, avvivata dall’affetto e dall’entusiasmo onde ogni spirito vibra nell’attesa della grande solennità che porrà come un suggello su le promesse ottenute e schiuderà le porte del futuro al realizzarsi degli auspici più solenni e più sacri.

Intanto colla chiusura ufficiale del periodo di lutto, la vita nazionale risorge. La «season» s’apre, quest’anno, con prospettive.... abbaglianti, prendendo, non solo il nome, ma lo spunto di ogni sua manifestazione dalla grande cerimonia reale. Sarà, dopo tutto, una reazione logica al carattere semi-funebre forzatamente assunto dalla «season» decorsa. Non vi parlo del programma che dovete già saper a memoria (credo che la Stefani ve lo ha già annunciato per lo meno venti volte).

Le feste propriamente dette dureranno dal 19 al 30 giugno e svolgeranno tutto il programma di cerimonie.... di cui sopra. In quanto poi alle feste particolari, se mi permettete di disporre di mezza giornata, ve ne prospetterò l’elenco esatto la prossima volta. Inutile dire che la massima curiosità e il più vivo interesse del pubblico si concentrano su quelle cerimonie alle quali gli sarà dato particolarmente d’assistere e, sopratutto, sul gran corteo che attraverserà le principali arterie della City e del Sud della metropoli. Per questo corteo l’attesa ed i prezzi vanno crescendo, prospettivamente, in proporzioni iperboliche.

La polizia, per suo conto, sta pure disponendo per un servizio straordinario di sicurezza pubblica. In occasioni simili, i quartieri eccentrici della metropoli sono quelli che più soffrono del forzato abbandono della polizia, raccolta necessariamente là dove è maggiore il concorso della folla. Si è perciò pensato, per aumentare provvisoriamente il servizio di vigilanza, di fare appello agli agenti in ritiro, che saranno destinati, per qualche giorno, a guardia dei quartieri lontani, mentre il contingente effettivo sarà distribuito nelle vicinanze del Palazzo Reale e lungo l'itinerario del corteo. E che le preoccupazioni della polizia siano giustificate non occorre certo dimostrarlo, quando si pensi al numero dei personaggi reali e delle autorità che converranno in Londra, per l’occasione, da tutte le parti del mondo.

La cerimonia assumerà, certo, questa volta, un’importanza e un’imponenza di gran lunga maggiori di quelle che caratterizzarono la coronazione di Re Edoardo, otto anni or sono, dovutasi rinviare per la malattia improvvisa del Sovrano, e avvenuta quando già la maggior parte delle rappresentanze ufficiali avevano abbandonato la città per far ritorno ai rispettivi paesi.

Ed anche i preparativi sono compiuti, quest’anno, con ordine e con alacrità maggiori: il gran maresciallo non ebbe, come avvenne otto anni or sono, a trovarsi imbarazzato sul da farsi, insieme a tutto il suo personale e a tutte le rispettive amministrazioni.

Dopo il lungo regno della Regina Vittoria, la cerimonia della coronazione del nuovo sovrano si prospettò come una vera incognita agli addetti d’ufficio. Nessuno,