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IL BUON CUORE | 37 |
«Il Kikùju è una regione di sicuro avvenire, e se un giorno, che non sembra lontano, vi si troverà una popolazione assai mitigata dall’antica ferocia e selvatichezza, il merito di questa trasformazione si dovrà riconoscerlo come dovuto, in gran parte, all’opera coraggiosa e perseverante di quei forti missionari, scesi dalle aspre montagne del Piemonte, per diffondere il loro sentimento umanitario fra le non meno aspre e vergini montagne dell’Africa Equatoriale».
PROLOGO IN CIELO1
Dal Faust di W. Goethe.
Raffaello.
- Tra l’ensula armonia de le fraterne
- sfere risuona il Sol,
- e le prescritte sue volte superne
- ei compie de la folgore col vol.
- Agli angeli vigor dona il suo aspetto
- ma il suo profondo niun scrutare ardì.
- Son le sue alte incomprensibili opere
- splendide come nel primiero dì.
Gabriello.
- Veloce, velocissimo si volve
- l’orbe nel suo splendor;
- lo splendido seren del ciel l’involve
- e alterna col notturno immenso orror.
- Di scogli sovra il vertice inaccesso
- leva spume e correnti l’Oceciii,
- ed in eterno infaticato amplesso
- scogli e mar gli astri a sè traendo van.
Michele.
- E dal mare a la terra le procelle
- E de la terra al mar
- fremono infuriando e con novelle
- posse le cose fanno fecondar.
- Laggiù le vie del tuo balen precorre
- corusco sterminio;
- ma il placido sentier che il dì percorre
- tuoi messaggeri venerano, o Dio.
A tre.
- Agli angeli castissimi il su’ aspetto
- dona forza e vigor:
- ma niun può scrutar quello che in petto
- s’agita de l’arcano Creator.
Reggio Calabria 1883.
Francesco Mary Correale.
- ↑ Dei Canti dell’adolescenza di prossima pubblicazione.
Religione
Vangelo della domenica di Sessagesima
Testo del Vangelo.
Il Signore Gesù narrò alle turbe e ai suoi discepoli questa parabola: Ecco che un seminatore andò per seminare. E mentre egli spargeva il seme, cadde parte lungo la strada; e sopraggiunsero gli uccelli dell’aria e lo mangiarono. Parte cadde in luoghi sassosi, ove non aveva molta terra; e subito spuntò fuora, perchè non aveva profondità di terreno; ma levatosi il sole, la infuocò; e per non aver radice, seccò. Un’altra parte cadde tra le spine; e crebber le spine e lo saffocarono. Un’altra finalmente cadde sopra una buona terra e fruttificò, dove cento per uno, dove sessanta, dove trenta. E accostatisi i suoi discepoli, gli dissero: Per qual motivo parli tu ad essi per via di parabole? Ed ei rispondendo, disse loro: Perchè a voi è concesso di intendere i misteri del regno dei cieli: ma ad essi ciò non è stato concesso. Imperocchè a chi ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro per vie di parabole, perchè vedendo non vedono, e udendo non odono, nè intendono. E compiesi in essi, la profezia d’Isaia, che dice: Udirete colle vostre orecchie, e non intenderete; e mirerete coi vostri occhi, e non vedrete. Imperocchè questo popolo ha un cuor crasso, ed è duro d’orecchie, ed ha chiusi gli occhi, affinché a sorte non veggano cogli occhi, né odano colle orecchie, nè comprendano col cuore, onde si convertano, ed io li risani. Ma beati sono i vostri occhi, che vedono, e i vostri orecchi, che odono. Imperocchè vi dico in verità, che molti profeti e molti giusti desiderarono di veder quello che voi vedete, e non lo videro, e di udire quello che voi udite, e non lo udirono. Voi pertanto ascoltate la parabola del seminatore. Chiunque ode la parola del regno e non intende, viene il tristo e rapisce ciò che fu seminato nel suo cisore; questi è colui che ha seminato lungo la via. Colui che ha seminato lungo un terreno sassoso è quegli che ode la parola e subito la riceve con gaudio; non ha poi radice in sè, perchè e temporale. Suscitatasi una tribolazione od una persecuzione per la parola, subito si scandolezza. Colui che ha seminato fra le spine è quegli che ascolta la parola, e la sollecitudine di questo secolo e la fallacia delle ricchezze la soffoca e rimane senza frutto. Colui che ha seminato in buon terreno è quegli che ascolta la parola, l’intende, fa frutto e rende dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.
S. MATTEO, cap. 13.
Pensieri.
La maggior parte della semente va perduta.... Perchè, dunque, il seminatore non è più cauto e attento nel gettarla?
Pensiamo quanto tempo e quanta attività dovrebbe impiegare il seminatore, quando volesse impedire che nessun grano di semente cadesse sopra il terreno non