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DEL TANSILLO. 9

XVIII.


    Il candido ligustro, il bel giacinto,
E tanti altri bei fior si cari a noi,
Come aprile ornerian, se all’uno estinto
140Non succedesse l’altro? Così poi
Che ’l bel ch’or vince, fia dagli anni vinto,
Il mondo che s’adorna oggi di voi,
Qual rimarrà, se ognuna steril passa,
144Nè del bel volto il successor si lassa?

XIX.


    Non vi maravigliate, che parlando
Di voi, donne leggiadre e valorose,
Vada vostre bellezze comparando
148Ad erbe e fior, via più che ad altre cose;
Quai fior vostre bellezze van mancando,
E son, quai fior, soavi e dilettose:
Dal vago aprir de’ fior nascono i frutti,
152E da voi, donne mie, noi siam produtti.

XX.


    Erbe son dunque e fior vostre bellezze,
E primavera gli anni ch’or menate:
Voi sete gli orti, che le lor vaghezze
156Ne’ dolci grembi vostri riserbate,
Acciò che ogn’uom vi brami, ogn’uom v’apprezze:
E perchè nell’autunno e nella state
Suo convenevol frutto ogni fior porti,
160Noi siamo gli ortolan, voi sete gli orti.