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a fronte 179


A un tratto, pochi secondi dopo che gli occhi di Benedetto si erano chiusi allo sguardo di lei, ella balenò e si spezzò, dalle spalle alle ginocchia, in un singhiozzo amaro di tutta l’amara sua sorte. Egli aperse allora gli occhi, la guardò dolcemente, ed ella ribevve avida il suo sguardo, ebbe ancora due singhiozzi, quasi di dolorosa gratitudine. E perchè l’amato si recò nuovamente l’indice alla bocca, gli accennò del capo di sì, di sì, che avrebbe taciuto, che si sarebbe chetata. Obbedendo sempre al suo gesto, al suo sguardo, si alzò in piedi, si fece da banda, lo lasciò passare per i battenti aperti, lo seguì umile, con la sua speranza morta nel petto, con tanti dolci fantasmi morti nella mente, con il suo amore fatto tremore e venerazione.

Lo seguì fino alla cappella che chiamano la chiesa superiore. Colà, di fronte alle tre piccole ogive che chiudono interne ombre dove si disegna un altare e una croce di argento brilla su parvenze fosche di pitture antiche, Jeanne s’inginocchiò, com’egli accennolle, sull’inginocchiatoio appoggiato al fianco destro della grande arcata che gira sulla volta acuta, mentr’egli s’inginocchiava su quello appoggiato al fianco sinistro. Sul timpano dell’arcata un pittore del secolo XIV ha dipinto il poema del massimo Dolore. Da un’alta finestra di sinistra scendeva la luce alla Dolorosa; Benedetto era nell’ombra.