Pagina:Il Santo.djvu/116

104 capitolo terzo

olio, acqua pura: non ha preso altro. La sua vita è stata una vita di Santo, ciascuno glielo può dire. E si crede il più gran peccatore del mondo!»

«Hm!» fece l’Abate, pensoso. «Hm! Capisco! Ma perché non entra nell’Ordine? Altra cosa: so che ha passato qualche notte fuori.»

Don Clemente sentì ancora corrersi un fuoco al viso.

«In preghiera» diss’egli.

«Sarà così ma forse non tutti crederanno. Sapete cosa dice Dante:

          «Sempre a quel ch’ha faccia di menzogna
          Dee l’uom chiuder la bocca quant’ei puote,
          Però che senza colpa fa vergogna

«Oh!» esclamò don Clemente arrossendo, nella sua dignità vereconda, per coloro che potessero aver concepito un vile sospetto.

«Scusate, figlio mio» disse l’Abate. «Non si accusa. Si biasimano le apparenze. Non riscaldatevi. È meglio pregare in casa. E questi fatti soprannaturali, dite su, cosa sono?»

Don Clemente rispose che erano state visioni, voci udite nell’aria.

«Hm! Hm!» fece ancora l’Abate con un complicato gioco di rughe, di labbra e di sopracciglia, come se avesse inghiottito un sorso di aceto. «Avete detto che si chiama?… Il nome proprio?»

«Piero, ma quando è venuto ha desiderato se-