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dando con inquietudine Darma. — Avremo da fare a tornare a bordo.

La sirena dell’incrociatore continuava a fischiare e si vedevano i marinai a fare dei larghi cenni.

— Pare che ci invitino a non prendere il largo — disse Yanez. — Che al di là delle scogliere il mare sia più cattivo di quello che crediamo? Bah! Tentiamo!

Afferrò i remi e spinse risolutamente la scialuppa fuori dal piccolo seno, ma appena ebbe oltrepassata la linea degli scogli, un’onda immensa, una vera montagna d’acqua, si rovesciò su di loro e per poco non li subissò.

Quasi nel medesimo istante videro l’incrociatore, assalito da una seconda ondata, ancora più enorme, salita dal sud, e respinto bruscamente al largo dall’imboccatura della rada di Mangalum. Quel terribile colpo di mare doveva aver spezzate le catene delle ancore.

— Signor Yanez! — gridò Darma spaventata. — Il Re del Mare fugge!

Nuove montagne d’acqua si rovesciavano con estremo furore, fra le isole e l’incrociatore, mentre la notte calava quasi di colpo, tutto avvolgendo nel suo nero manto.

— Torniamo, signor Yanez — disse sir Moreland. — L’incrociatore viene respinto al largo e...

Non finì la frase. Un cavallone enorme si era precipitato sulla scialuppa, capovolgendola e gettando tutti in acqua.

Yanez, pronto come un lampo, aveva avuto appena il tempo di strappare il salvagente attaccato al banco di poppa e di afferrare per un braccio Darma.

Appena tornato a galla, dopo passato il cavallone, si vide di fronte l’anglo-indiano che s’appoggiava pure ad un salvagente, quello di prua.

Darma gli era sfuggita, ma la sottana di percallo azzurro che ella indossava era ricomparsa a poche braccia da loro, poi la lunga capigliatura disciolta dall’onda.

Il portoghese, valentissimo nuotatore, con due poderose bracciate era giunto in tempo per afferrare la veste.

— Sir, aiutatemi! — ripetè con voce soffocata.

Il capitano giungeva, dibattendosi disperatamente. Pareva che in quel supremo istante avesse recuperate d’un colpo tutte le sue forze.