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il re del mare 191

La barcaccia e le baleniere fuggivano a tutta forza di remi mentre intorno alla nave s’allargava un gorgo gigantesco.

La bandiera di Sarawack mostrò ancora per un momento ai raggi del sole i suoi colori, poi s’inabissò.

Tutto era finito! L’incrociatore scendeva, fra i muggiti del vortice gigante, negli abissi del golfo.

Le quattro scialuppe, sfuggite a tempo all’attrazione del gorgo scavato dalla nave, superata una gigantesca muraglia liquida che si estendeva con mille fragori sul mare, tornavano frettolosamente verso il Re del Mare che fumava a cinquecento metri dal luogo del disastro.

La superficie del golfo era ingombra di rottami e di cadaveri.

Casse, barili, pezzi di fasciame e di tramezzate ondeggiavano in tutte le direzioni.

Sambigliong si era subito occupato del portoghese, mentre altri si affaccendavano intorno ad un giovane ufficiale che era stato salvato nel momento in cui la nave stava per scomparire e che sembrava fosse stato gravemente ferito, avendo la giubba inzuppata di sangue.

Yanez, fortunatamente, non aveva riportata alcuna lesione nello scoppio. Più che altro era rimasto stordito dall’improvvisa volata e dal frastuono prodotto dall’esplosione.

Ed infatti alla prima sorsata di ginepro fattagli inghiottire dal dayaco, tornò subito in sè ed aprì gli occhi.

— Come vi sentite, signor Yanez? — gli chiese Sambigliong, con apprensione.

— Sono tutto scombussolato e pesto, ma mi pare che nulla vi sia di rotto — rispose il portoghese, sforzandosi a sorridere. — E la nave?

— Affondata.

— E sir Moreland?

— È qui, nella baleniera. L’abbiamo salvato per miracolo.

Yanez si alzò senza aver bisogno dell’aiuto del dayaco.

Il giovane comandante dell’incrociatore giaceva sul fondo della barcaccia, col petto denudato, il volto pallidissimo e chiazzato di sangue e gli occhi chiusi.

— Morto! — esclamò.

— No, rassicuratevi, ma la ferita che ha riportato al fianco deve essere grave.

— Chi l’ha colpito? — chiese Yanez con ansietà. — Tu, Sambigliong?