Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/67


— 5 —

do me volesse lacerare, e dire che io come maledico e con venenosa lingua ho detto male de’ servi d’Iddio, te piaccia per quello dal cominciato camino non desistere; però che sopra tale lite solo prego la Verità che al bisogno l’arme prenda in mia difesa, e rendami testimonio che ciò non procede per dir male d’altrui, né per veruno odio privato o particolare che io con tal gente me abbia. Anzi per non tacere il vero ho voluto ad alcuno gran principe e ad altri mei singulari amici dare noticia di certi moderni e di altri non molto antichi travenuti casi, per li quali si potrà comprendere con quanti diversi modi e vitìose arti nel preterito tempo gli sciocchi ovvero non molto prudenti secolari sieno da falsi religiosi stati ingannati, a tale che li presenti faccia accorti e li futuri sieno provvisti che da sì vile e corrutta generazione non si facciano per lo innanzi sotto fede di fìnta bontà avviluppare. Ed oltre a ciò cognoscendo io li religiosi assai bone persone, me pare de necessità essere costretto in alcuna cosa imitare i costumi loro, e maxime che la maggior parte di essi come hanno la cappa addosso pare che loro sia permesso e secreto e pubblico dire male dei secolari, aggiungendo che tutti siamo dannati, ed altre bestiaggini da esserne lapidati. E se forse opporre volessero che predicando rimordeno li difetti dei cattivi, io a questo facilmente rispondo, che scrivendo non parlo centra la virtù dei buoni. E così senza inganno o vantaggio trapasseremo, e da pari morsi saremo tutti trafitti. Dunque andando dietro a loro orme, e con verità scrivendo le scelleraggini e guasta vita di ognun di loro, ninno sei deve a noia recare. Nondimeno a coloro che hanno le