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sono, le gare tra Salernitani Amalfitani e Cavoti che non sono in tutto dimenticate: mi presenta Napoli coi suoi tanti gentiluomini, e tanti frati, e tanti camorristi che allora non prendevano questo nome ma facevano quello che ora fanno. Onde io dico fra me che queste novelle sono più vere della storia di quei tempi. Molti di quei signori a cui sono dedicate le novelle ebbero parte nella Congiura dei Baroni narrata dal Porzio. Sono gli stessi uomini: Masuccio ve li presenta lieti ascoltatori di novelle, il Porzio congiuratori, condannati, uccisi. Prima tante piacevolezze, poi tanti delitti: il Novellino è come il prologo della Congiura.


V.


Il Boccaccio fu il novellatore della Corte Angìoina, Masuccio della Corte Aragonese, e cercò imitare il Boccaccio. «Conoscerai, egli dice di sè stesso1, li lasciati vestigi del vetusto satiro Giovenale, e del famoso commendato poeta Boccaccio, l’ornatissimo idioma e stile del quale te hai sempre ingegnato d’imitare.» Ammira Giovenale perchè non vuol ridere per ridere, ma per ferire e svergognare le turpitudini de’ suoi tempi, e non essere spensierato come il Boccaccio del quale vuole imitare pur l’idioma e lo stile. Egli è Giovenale dentro, e Boccaccio fuori. Il Novellino non è certamente il Decamerone, non ha quella gran ricchezza d’invenzione, quelle figure di-

  1. Nel proemio della terza parte.