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letto, attendendo che la serva recasse la tazza col brodo.

— Avete avuto brividi di freddo? — domandò dopo lunga pausa.

— No.

— Avreste potuto almeno mandare a chiamare la mamma — egli disse dopo altra pausa.

— Per così poco?

Egli prese la tazza di mano della serva.

— È un sorso — fece. — Bevetelo prima che si freddi.

La marchesa si sollevò su un gomito e bevve lentamente.

— Grazie! — disse lasciandosi ricadere sul letto.

Egli la guardava con grande apprensione. Gli sembrava che qualche altra terribile cosa stèsse per accadere e che quella povera creatura innocente dovesse pagare per lui. L’insolita tenerezza nei suoi modi e nella sua voce proveniva da questo.

E mentre egli restava là, in piedi, silenzioso con le mani appoggiate a la sponda del letto, un po’ chino e con gli sguardi intenti, la marchesa pensava a quel gesto, a quella dolorosa espressione del viso di lui osservata la mattina, quando il marchese stava per partire per Margitello, e che l’aveva tenuta in profonda agitazione.

Pensava anche alla cesta e alla lettera arrivate da Modica quel giorno. L’aveva portate un giovane capraio spedito a posta.