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potè neppure rispondere come voleva: — Perchè mi dite così? — vergognandosi di mostrare che aveva sùbito capito.

Dopo che il marchese aveva fatto chiedere la sua mano, e durante i lunghi mesi scorsi tra la richiesta e il compimento del matrimonio, quanta ansietà, quanti silenziosi pianti nella sua cameretta, pensando a quell’altra che forse aveva lasciato qualche profonda impronta nel cuore del marchese, e dubitando di poter riuscire a scancellarne ogni traccia!

Aveva manifestato i suoi timori prima alla mamma per consultarla intorno alla risposta da dare; poi alla baronessa, per scusare il ritardo di quella risposta, che le riusciva strano e inesplicabile.

La signora Mugnos l’aveva sgridata:

— Come? Ti metti a pari di una donnaccia? Ti credi così poca cosa, da non poter fargliela dimenticare? Ma quelle disgraziate, figlia mia, non lasciano segno alcuno. Infatti, egli le ha dato marito anche prima di chiedere te, e forse pensando a te. Che temi dunque?

E la baronessa:

— Hai avuto torto, figliuola mia! Posso assicurarti che colei gli è andata via tutta intera dal cuore. Mio nepote non vuol sentirne nemmeno ragionare; se qualcuno gliela nomina, gli tronca le parole su le labbra

Eppure, che farci? la marchesa di Roccaverdina,