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un gran respiro di soddisfazione. — Lo sapevo che la cosa doveva terminare in burletta!

— Verrà, certamente. Ecco, va via!... È sparito!

— E questo lo chiamate vedere e toccare con mano?

Il marchese rideva, si muoveva per la stanza, stirando le braccia, tendendo le gambe, quasi per sgranchirsi e scuotersi d’addosso quel senso di faticosa aspettativa che lo aveva fatto stare immobile più di tre quarti d’ora.

— E questo lo chiamate vedere e toccare con mano?

Voleva prendersi la rivincita su don Aquilante che gli aveva messo una bella paura, non ostante ch’egli non avesse mai creduto, e molto meno ora, a quelle magherie.

In sogno?... Va bene! E sorrideva internamente.

Raccontò la scena al cugino Pergola e ne risero insieme; la raccontò anche alla zia baronessa, a cui nessuno poteva levar di testa che nella brutta faccenda non ci fosse entrato lo zampino di quella donnaccia! E così facendo, gli sembrava di acquistare maggiore coscienza della sua sicurezza.

Pure, per più notti di sèguito, andò a letto con l’indefinito terrore di rivedere in sogno la sua vittima. Se Rocco avesse mantenuto la parola, sarebbe significato che davvero.... Ma non la mantenne nè allora, nè dopo!

Il marchese però non sapeva spiegarsi quella sma-