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     Così, col core affranto, ogni secreto
Aprìano a lui le nobili fanciulle,
1125E il racconto ne udìa l’inclito sire.

VI. Dahâk incatenato nel monte Demâvend.

(Ed. Calc. p. 42-47).


     Quando partìa dalla sua terra il fiero
Prence Dahàk, un uom fedele e saggio,
Sì come schiavo nel suo tetto, gli ampi
Tesori avea con molta cura in guardia
1130E il regal seggio e la dimora antica,
E meraviglia era in veder qual fede
Egli serbava all’uom possente. Il nome
N’era Kundrèv, e già ver l’opre ree
Per stoltizia inclinava. Entrò quel giorno
1135Kundrèv a corsa la regal dimora,
E dentro a quelle case un re novello
Scoverse, di vittoria incoronato,
Tranquillamente su l’eccelso trono
Alto seder, qual nobile cipresso
1140Sovra cui dal sereno etra la luna
Fulgida splende. Stavagli da un lato
Shehrnàz leggiadra, e dall’opposta parte
Ernevàz gli sedea, bella qual luna
Nella volta del ciel. Vide che piena
1145Era di genti armigere la vasta
E turrita città, che su le porte
Del novello signor stavan serrati,
Cinti dell’armi, i suoi gagliardi. E tutto
Vide Kundrèv, nè si turbò, nè chiese
1150Qual secreto nascosto ivi si fosse,
Ma si fe’ innanzi con inchini e venne
A piè del gran signor, prestògli omaggio