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— XIV —
Tutti gli eroi tutti i possenti a gara

Gli fer laudi sommesse, ed ei che cinta
La corona si avea, di sua giustizia,
Di suo valor, di sua bontà, di sua
Pietà, del suo saper volle gioconda
Novella a tutti annunzïar. Si volse
Ai prenci che d’età, fra lor, di grado

Eran diversi nel suo regno, e disse.

Versione del 1886:

Passar que’ grandi sette giorni, ed ebbero

Tutti affanno e dolor. Ma al giorno ottavo
Minocihr venne, e la regal corona
Si pose in fronte. Co’ scongiuri suoi
Le porte ei chiuse di magia; di lui
Due fïate sessanta furon gli anni,
Quando tutti gli eroi dell’ampia terra
D’un moto l’acclamâr benedicendo.
Com’ei si pose la regal corona
Alta sul capo, a tutto il mondo attorno
Lieta novella ei diè di sua giustizia,
Di sua grazia e valor, di sua rettezza,
Di sua bontà, di sua scïenza, e disse
A tutto il popol suo, per la sua terra

A quanti erano prenci o grandi o servi.

Il lettore avrà visto la differenza che corre fra le tre maniere di tradurre. È inutile il dire che l’ultima, oltre all’essere la più breve, è anche la più fedele al testo.

Quest’ultima versione del regno di Minôcihr fu da me fatta nel gennaio del 1886, perchè mi era riserbato di tornarvi sopra, appena finita la versione dell’intero poema. Questa, invece, fu terminata precisamente nel giorno 31 dicembre 1885, dopo due mesi che dalla Laurenziana di Firenze io era passato alla R. Università di Torino.