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schiatta, che dicendola nobile quanto il re. Nobile come il Papa desterebbe ilarità; poichè un porcaio, figliuol di porcaj, può sedere nel pontificio seggio, e ricevere giuramento di fedeltà da tutti i principi romani. Stanno dunque sode ragioni per riputarsi eguali cotesti poveri gran signori, avvegnachè sono tutti del pari raumiliati da’preti.

Ma fanno animo ripensando che sono superiori a tutti i laici dell’universo: e questa dolce ed intima vanità, punto niente rumorosa, meno anche insolente, ma in cima de’loro pensieri, aiutali a digerire gli affronti cotidiani della propria inferiorità.

Ben veggo in che cosa sono da meno degli ascitizii signori della Chiesa; ma non egualmente bene, su che fondisi il primato cui agognano su gli altri uomini.

Il loro cuore è più sublime locato? Lo ignoro. Più fa ch’eglino hanno smesso loro pruove sui campi di battaglia. Dio vieta adessi il duello, ed il governo predica la dolcezza delle soavi virtù.

Non difettano per fermo di certa generosità vanarella e teatrale! Un Piombino invia il suo ambasciatore alle conferenze di Vienna, e gli assegna centomila franchi per ispese di comparita. Un Borghese, per festeggiare il ritorno di Pio VII, aduna a banchetto di 1,200,000 franchi la bordaglia romana. Quasi tutti i principi di Roma dischiudono loro palazzi, ville e gallerie a chicchessia. Vero è che il vecchio Sciarra concedeva a contanti