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talvolta, terribili; ma uomini davvero, apprensivi pel loro onore fino al segno di uccidere su due piè colui che si attenti di offenderlo. Ignoranti come gli abitanti dei Monti, con le stesse lezioni e coi medesimi esempii addottrinati, hanno pari imprevidenza, pari desiderio dei piaceri, brutalità pari nelle passioni; ma non si piegano se non forse per sollevar di terra il pugnale che loro guizzò dal seno, e di cui, come sposa dal monile, mai non si dividono.

Governo degno di governare farebbe suo pro di tanta vigoria naturale. Ammansirebbela dapprima, drizzerebbela dipoi a fine laudabile. V’ha chi adopera a maraviglia il pugnale nelle taverne, che emulerebbe i Ferrucci nei campi di battaglia. I Trasteverini non sono teneri nè di Dio nè del Governo, nè di religione nè di politica; è ciò che da essi unicamente vuole il paterno governo, il quale ne guiderdona la docilità comportando che si sgozzino fra loro.

Ma ne Trasteverini nè Montigiani hanno alito di vita politica; di che i cardinali ingalluzziscono, maravigliati d’aver tenuti tanti è si fieri uomini nella ignoranza completa di tutti gli umani diritti. Ma è poi tutt'oro ciò che luccica? Poniamo caso che un messo dei comitati democratici di Londra o di Livorno giunga nella capitale del Papa a far proseliti: un plebeo di buona pasta, ma non privo di discorso, penserebbe due volte innanzi di scarabocchiare nell’albo di aggre-