Pagina:Il Governo Pontificio o la Quistione Romana Di Edmond About.djvu/133

122

mitero, recato il viatico agl’infermi, distribuito la limosina ai poverelli. Il prelato romano è spesso un giovinotto che esce dal seminario con non altri ordini che la ionsura: ha una laurea in qualche facoltà, una piccola rendita, ed entra nella Chiesa da dilettante, per saggiare se può farvi suo cammino. Il Papa gli consente il titolo di monsignore in luogo di signore, e l’uso delle calzette pavonazze. In tal modo calzato, si pone in via; ed eccolo di portante verso il cappello cardinalizio. Passa pe’ tribunali, o per le amministrazioni, o per l’ordine dell’intimo servidorame del Vaticano: tutte le vie sono buone, purchè facciasi ostentazion di zelo e di pio disprezzo delle idee liberali. La vocazione ecclesiastica (cotest’anticaglia di san Paolo) non si esige a rigore; ma non si sta nella caldaia senza buona provvigione d’idee retrograde. Il prelato, che prendesse sul serio la lettera dell’Imperatore ad Edgardo Ney, saria uom perduto; e, deposto il nicchio, potrebbe pur ammogliarsi; imperciocchè si mena donna nel tempo in che si dispera di toccare il segno. Un ambizioso scoraggiato a Parigi si suicida; a Roma si ammoglia.

Il prelato è pur talvolta cadetto di grande famiglia; e la sua casa è di quelle che hanno diritto al cappello. Ei lo sa. Il giorno che mette le calze violacee è pur quello in cui può ordinare, in anticipazione, le rosse. Frattanto comincia suo tirocinio; fa buon tem-