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dal viso di lui: quel viso non era bello, con la pelle di un giallino violaceo aderente alle ossa come una seta incollatavi sopra, e gli occhi bianchi, quasi scoloriti per lungo uso; ma aveva un’espressione misteriosa, profonda, come quella di un morto risuscitato che non fosse contento di esserlo e stentasse a ricordarsi della sua vita sulla terra; vita anteriore di secoli.

Egli non parlò finchè Lia che gli si era seduta ai piedi per terra in atto di omaggio non disse umilmente:

— Si parlava della lettera di Pietro Paolo, con Zebedeo; e del consiglio che ho domandato a vossignoria. Ma perchè disturbarsi a venire, vossignoria? Sarei tornata io domani o poi; non c’è premura.

— Non c’è premura per te ma per me sì, — egli rispose: e aveva la voce afona, tanto che Salvatore si avvicinò strisciando il gomito sulla tavola per sentirlo meglio.

Anche Zebedeo si protese un poco: gli pareva di essere sordo e di sognare; quasi il preciso sogno fatto dalla sua serva.