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116 il giugurtino

parte della gente a piede, siccome è detto di sopra, poiché Rutilio l’ebbe passato, bellamente recò sua gente nel piano: e, mentre Rutilio al fiume, là dove mandato era, tostamente andava, egli cheto, siccome il fatto richiedea, acconciò sua schiera; e non ristava di spiare che in ciascuna parte il suo inimico facesse. Poich’egli seppe che Rutilio s’era assiso, e già senza niuna sollecitudine stava, e anche della battaglia di Giugurta cresceano le grida; temendo che ’1 detto legato, saputo della battaglia, non venisse in ajutorio a suoi, la schiera, la quale egli avea ordinata molto stretta, diffidandosi della loro virtù, acciocch’egli potesse impacciare e nuocere alla via de’nimici, sì l’allargò molto: e in questo modo se n’andò verso il luogo dov’era posto Rutilio. IRomaui subitamente s’avvidono del gran polverio: ché lo vedere de’nimici toglieano loro i campi pieni d’arbori. £ pensarono eglino prima che fosse terra arida da vento commossa; poi che vidono ch’ella egualmente dimorava, e, siccome la schiera si movea, più e più s’approssimava a loro, conosciuto il futto, isbrigatamente presono loro armi, e dinanzi dal lor campo, siccom’era loro comandato, stettono. Poich’egli furono venuti più appresso, dall’una parte e dall’altra con grande grida1 si cordono incontro. 1 Numidi un poco ritardarono, ponendo ne’leofanti tutta la speranza di loro ajuto. Li quali, poiché vidono ch’erano impediti de rami degli àlbori2, e che, essendo così spartiti, vidergli soprassalire da’nimici3, fuggirono: e molti, gittate l’armi, per ajuto del colle, ovvero della notte, la quale già era, si partirono e scamparono. Furonvi presi quattro leofanti; e gli altri tutti, ch’erano quaranta per numero, furono morti. Ma li Romani, avvegnaché per cagione della via e dell’opera di fare lo campo e della battaglia stanchi e allegri erano, pertanto, vedendo che Metello molto dimorava, ordinati e attesi gli andarono incontro: chè la malizia de’Numidi era tanta, che niuna cosa pigra né rilassala sosleneano4 su nella prima sera5,poiché non erano molto di lungi, insieme con rumore d’arme quasi nimici si vernano incontro, e l’una parte contro l’altra paura insieme con rumore fa» ceano: e poco meno che per loro disavvedimento egli avrebbono fatto una sozza e misera opera; se-non che furono mandati cavalieri daciascuna parte, li quali spiarono il fatto. Onde dopo la paura subitamente venne loro grande allegrezza: li militi cominciarono a chiamarsi lietamente l’uno l’altro; e a dire quello che aveano fatto, e a udire; e ciascuno li suoi forti fatti lodava a cielo. Perocché gli falli umani così vanno: che nella vittoria eziandio a’cattivi è licito di gloriare; ma le avversità eziandio li buoni sottomettono.

  1. grida è il clamor de* Latini, cioè grido messo unitamente da più persone.
  2. àlbore è voce antica, lo slesso che albero.
  3. vidergli soprassalire dà9 nimici) Sopras salire vale assalire^ assaltare aW improvviso. Ne* Morali di s. Gregorio si legge Acciocché ec. noi non fussimo soprassaliti da9 ladroni.
  4. niuna cosa pig^a ne rilassata sosteneano) Rilassato qui vale languido, lento.
  5. su nella prima sera) La stampa avea: fa nella prima sera; e non dava ni un senso. Ab* biamo accolta la correzione del Belli.