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parte seconda 461

Ngan-khi-shêng la ricetta per fare la pietra filosofale, per fabbricar l’oro, e per dar l’immortalità. Ngan-khi-shêng era nativo di un villaggio del Shang-tung, e usava stare in riva al mare orientale a vender medicinali. Gli uomini del suo tempo lo stimavano vecchio di mill’anni, sicchè godeva fama di grande alchimista; e lo stesso imperatore Thsin-shi-Huang-ti, mentre viaggiava in quelle parti, volle vederlo, ed ebbe con lui un colloquio, che durò tre giorni e tre notti: e fu per sua istigazione che spedì Siu-shi alla ricerca delle isole de’ Genii, come di sopra s’è detto. Ora ritornando a Li-shao-kün, essendo egli venuto in possesso del prezioso segreto, e non avendo modo, essendo povero assai, di provvedersi degl’ingredienti necessarii, si rivolse all’imperatore, che allora era Wu-ti degli Han (149-86 av. C.), e gli offerse la ricetta per fare la pietra filosofale. Il sovrano, inclinato per natura a credere a siffatti prodigi, ebbe di ciò grandissima allegrezza; e oltre ch’egli stesso si pose ad attendere alle pratiche dell’alchimia, allestita una nave, volle eziandio mandare Li-shao-kün alla ricerca del mago Ngan-khi-shêng. Ma il viaggio non sortì l’effetto; chè Li-shao-kün, dopo aver navigato per alquanto mare, incontratosi in una compagnia d’altri fanatici ricercatori del beveraggio dell’immortalità, con essi si ritornò al sovrano, al quale non spiacque riceverli; tanto che la corte in poco tempo divenne una vera officina d’alchimisti e di maghi.

Coloro che fino a qui si dettero a queste arti, non appartenevano propriamente ad alcuna setta o scuola distinta; nè prendevano a pretesto, interpretandoli a diritto o a torto, i libri canonici, nè gli scritti di Lao-tse o altri simili, che erano da poco usciti fuori. Il primo libro, col quale si tentò di confortare le strane pratiche della magia con l’autorità delle Scritture, apparve nella metà del se-