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parte prima 235

perciò differenti specie di Câitya, che si distinguono con un nome, che si riferisce alla sua forma o al predominio di qualcuna delle sue parti. Così vi sono i Kutâgâracâitya, i Pâtrâkaracâitya, i Ghantâkâracâitya, i Koshtâgaracâitya, i Layanakâracâikya, i Pañcatalakutâyâracâitya e molti altri ancora.

I Vihâra o conventi sono fabbricati in un vasto spazio quadrato di terreno, e sono a uno o due piani, con uno o più cortili aperti; nel mezzo al principale dei quali si trova il Câitya. Ogni convento ha un superiore o abate, che dirige e governa la comunità monastica, il quale è chiamato Nâyaka. I Vihâra vengono ornati con immagini figurate in scultura, che sono spesso statue colossali. La prima che si incontra all’entratura del monastero è la figura di Mâitrêya, con faccia gioviale: e sorride, dicono, per compassione degli uomini che si affaticano a correre dietro ai piaceri e alle vanità del mondo; ciò che non gli toglie forse anche di ridere dei fedeli che accorrono alle cerimonie religiose, e dei frati che officiano. Dopo di lui si vede la statua di un uomo armato, e in attitudine fiera: è Vêda, il difensore della religione, che protegge il convento dai ladri e da ogni altra disgrazia. Entrati nella porta, in due nicchie, una da un lato e una dall’altro, stanno i due genii tutelari che difendono il Vihâra dalle influenze malefiche e dai demoni; questi sono Vajrapâni, che è uno dei nomi di Indra, e Nârâyanadêva, epiteto che è dato a Vishnu. Dopo passata una seconda porta, agli angoli di uno spazio quadrato, si veggono le statue dei quattro guardiani del Cielo, (Caturmahdraja) Dhritarâshta, Virûdhaka, Virûpâksha e Dhanada, detto anche Vâiçravana. Si entra quindi in un largo cortile, in mezzo al quale si scorge il tempio o Câitya. Intorno ad esso sono le statue dei cinque Dhyâni Bôdhistava; e a destra e a manca del detto monumento, lungo le pareti del cortile, stanno in fila le statue di diciotto Arhân. Poi, di contro al tempio, si veggono le tre colossali immagini della trinità o Triratna. Viene quindi il giardino, ornato spesso di piccole pagode consacrate ad Amitâbha, ad Avalôtitêçvara o ad altre divinità.