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parte prima 167

è Jâti, la nascita. La quale può effettuarsi in quattro modi: per mezzo dell’umidità, per mezzo d’un uovo, per mezzo d’una matrice, o per mezzo della metamorfosi. — Ma la nascita è essa pure un effetto, perchè essa non sarebbe se non vi fosse l’esistenza, Bhava; o quella condizione, che è creata in virtù del karma, cioè per l’efficacia delle antecedenti azioni, buone o cattive. L’esistenza ha per cagione l’inclinazione verso le cose, che è detta Upâdâna; parola, con la quale s’indica lo stato, in cui il desiderio, volgendosi e fissandosi a qualche cosa, diventa attivo: o meglio, secondo lo Spence Hardy,1 con la quale si vuol significare il desiderio, non di produrre la vita, ma di goderla. L’inclinazione verso qualche cosa non si opera, se non per l’effetto della concupiscenza della passione, Trishnâ, che spinge al possedimento della cosa desiderata. Il desiderio ha per causa la sensazione, Vêdanâ; perchè se la sensazione non esistesse, gli oggetti esterni non sarebbero percepiti, nè produrrebbero desiderii. La sensazione, cagione del desiderio, ha a sua volta per causa il contatto, Sparça: poichè è necessario che gli oggetti feriscano i nostri sensi, onde nasca la sensazione medesima. Ma il contatto rimarrebbe senza effetto, se non vi fossero i sei sensi, Shadâyatana, i quali, pel contatto stesso, nel percepire le qualità delle cose, non producessero la sensazione; questa il desiderio; il desiderio l’accoppiamento con la cosa desiderata; d’onde l’esistenza, la nascita, la morte.2


  1. Leg. and Theor. of Bud., p. 168.
  2. Questa genesi è differente secondo le diverse scuole filosofiche. Il sistema Kârmika procede a questo modo: Dall’unione di Upâya e Prajňâ nacque il Manas; dal Manas, Avidyâ; da Avidyâ, Samskâra (illusione); da Samskâra, Vijňâna (la conoscenza); da Vijňâna, Nâmarûpa; da Nâmarûpa, Shadâyatana