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canto secondo. 21

Di medich’erbe un suo tal sugo in pronto
A lavar diessi coll’esperta mano
80Ogni piaga il buon vecchio, ad irrigarle
Di sanatrici stille, a farle tutte
Innocenti e sicure. In mezzo all’opra
Le guardava il ferito e sorridea,
85E colla mano coraggiosa e ferma
Le misurava, e gli brillava il viso
Come raggio di Sol che dopo il nembo
Ravviva il fiore dal furor battuto
D’aquilon tempestoso. E in quel gioire
90Il cor sospinse i suoi purpurei rivi
Novellamente a risvegliar le rose
Delle pallide guance; e nelle vene
Tornò più lieta a circolar la vita.
     Sciolse allor quell’intrepido la voce,
95E con guardo sereno, e con parole
Che sul labbro gl’invìa la conoscenza
Del ricevuto beneficio, disse:
Generoso mortal, che al fato estremo
Mi togli, e tanta dalla nobil fronte
100Riverenza m’inspiri, e tu che mostri