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rai molto in quel tempo, al Fanfulla della domenica diretto magistralmente da Ferdinando Martini e al quale mandavano scritti i migliori letterati d’Italia. Avevo cominciato a scriverci fino dall’ottobre del 1880 e seguitai un bel pezzo. Ma nell’82 per ragioni di varia indole che sarebbe perfettamente inutile l’esporre in queste pagine, il Martini piantò il giornale lasciandolo in mano di un valoroso veterano del giornalismo politico: Baldassarre Avanzini, e fondò per suo conto un altro periodico consimile: la «Domenica letteraria». Allora successe una cosa curiosa. Quei redattori e collaboratori del «Fanfulla» che non erano vincolati contrattualmente con Ferdinando Martini, non seppero più che pesci si pigliare. Restare al «Fanfulla» per interesse, lasciando il Martini, non era generoso; seguire ciecamente le sorti della «Domenica letteraria» il cui esito finanziario poteva dirsi ancora incerto non era prudente: scrivere per tutti e due i periodici nello stesso tempo, non era possibile. Il Martini stesso, senza vincolare assolutamente la libertà d’azione, fece capire agli antichi collaboratori che avrebbe molto gradito se avessero scelto risolutamente la loro via. Egli intanto, degli scrittori, s’era accaparrato i più valenti: legò il Giosuè Carducci alla «Domenica letteraria» con un contratto che per tre anni lo faceva collaboratore esclusivo di quel giornale. Nello stesso modo furono assicurati alla «Domenica letteraria» il Panzacchi, il Chiarini, Guido Mazzoni, la Serao, il Trezza.

Restavamo fuori di partita, perchè non vincolati da nessun contratto, io e il Nencioni. Il Nencioni, era un carattere un po’ debole, un po’ femminile, eccessivamente debole e nervoso; ma in fondo un cuor di

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