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toscani o, per lo meno, trovati a Firenze(0. È chiaro che la mag- gior importanza venne data dell’editore ai due todini assai antichi, i piú antichi di quanto erano allora a Todi; e da essi furon cavate studiosamente le copie che formarono il nucleo della raccolta bo- naccorsiana. Orbene, quei mss. non esistono piú. Potranno esserne derivati, come asserisce il Brugnoli, il Tudertino 194 della Comunale di Todi e l’Angelicano 2216; ma il primo di tali codici è indub- biamente della seconda metá del secolo xv, quindi poco atten- dibile sia per l’autenticitá delle laude e sia per la lezione; e il secondo importantissimo per essere del secolo xiv e perché meglio d’ogni altro reca intatte le primitive forme umbreggianti, non contiene malauguratamente che quattordici laude. Anche gli altri due codici menzionati, che pure debbono essere stati di grande aiuto all’editore, sono andati perduti. Del ms. perugino del 1336 (1) Il prof. Brugnoli mi rimprovera (p. cviii) di assegnare i codici todini assai antichi alla fine del xm secolo e di «far gran caso della differenza di espres- sione usata [dall’editore] per quei codici assai antichi in confronto di quella adoperata per il cod. Perugino del 1336 e per un altro suo coevo, dei quali l’editore fiorentino dice che erano pur antichi». «Anche a voler dare importanza (egli continua) a questa lieve sfumatura — dico lieve perché l’induzione si fonderebbe tutta sulla mancanza dell’avverbio fassai3, mancanza in gran parte compensata dal c pur3 — non è possibile rimontare piú indietro del 1300, perché altrimenti sareb- bero rimaste escluse da quei codici le laude composte da Iacopone durante e dopo la prigionia, laddove ce ne troviamo invece parecchie se non tutte». Riconosco che l’attribuzione (da me proposta, del resto, con molta circospezione) dei codd. todini piú antichi alla fine del xm secolo (l’anno 1300 appartiene a quel secolo!) può parere arrischiata, ma non priva di qualsiasi fondamento, in quanto — trattan- dosi di codd. perduti — non si può ammettere senz’altro ch’essi contenessero le poesie iacoponiche composte durante e dopo la prigionia. Il fatto ch’esse si trovino nei codici del xv secolo derivati dai todini può anche spiegarsi con le aggiunte e le interpolazioni, che il Brugnoli stesso ammette a proposito di altre questioni. Quanto alla distinzione tra i codd. todini assai antichi e i due pur antichi, mi par proprio che il Bonaccorsi abbia voluto stabilire una gradazione cronologica tra i primi e i secondi. A meno che non si tratti di ipersensibilitá grammaticale da parte mia, io son d’avviso che l’avverbio «assai» abbia un significato ben differente dal- l’avverbio «pur». La mia induzione si fonda dunque sul diverso significato di due parole diverse, cioè su qualche cosa di piú consistente della «lieve sfumatura», di cui parla il Brugnoli. Per raffronti di codici e di stampe iacoponiche si veda, oltre lo studio citato del Bochmer, quello del Tobler nella Zeilschríft filr roman. Philologie, ili, 178. Si veda anche A. Feist, Mittheilungen aus alter. Saniti/. ilalie- nisch. geistlich. Lieder, in Zeitschrift f. rotti. Philol., XIII (1889), 115; e gli Inizi di antiche poesie italiane con prospetto dei codici che le contengono e Introduzione alle Laudi spirituali, di A. Tennero.ni (Firenze, Leo S. Olschki, 1909), [con le Giunte del Frati, in Archivum Rotnanicum, I-III].